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Per cinque anni Syffo di Corna-Brune sopravvive nell'inferno delle miniere di Iffo, incatenato con altre migliaia di schiavi nelle viscere della terra. A tenerlo in vita è il pensiero di Brindilla, la tenera amica d'infanzia che non è riuscito a strappare al lupanare del villaggio di tela. A offrirgli una via di salvezza, la tragedia della peste che nel 631 devasta Iffo. Guarito dalla malattia, riesce a fuggire, e si dirige verso le montagne gelate, pronto ad affrontare il proprio futuro, consapevole che d'ora in poi non saranno più gli uomini a plasmare il suo destino. Sopravvissuto anche al ghiacciaio, Syffo inizia un nuovo vagabondare, alla scoperta di nuovi luoghi, nuovi popoli, nuovi pericoli e nuove ingiustizie, sempre "col cuore scisso" tra la meraviglia per ciò che lo aspetta e tutto ciò che si lascia alle spalle. Ad accompagnarlo, attraverso un paese devastato dai conflitti e dall'epidemia, la fame, la paura di essere catturato, i fantasmi di tutti coloro che ha amato e sono morti. E la consapevolezza, dapprima acerba, poi via via più precisa, di non essere più il bambino nato dalla parte sbagliata della Storia, ma un giovane uomo al centro di un disegno che gli conferisce una forza straordinaria.
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Questo secondo volume del ciclo di Syffo parte col botto tra peste, cadaveri e sofferenza, per poi portare il nostro protagonista dapprima tra le montagne insieme ad un popolo sconosciuto, poi attraverso un mondo distrutto da guerra e malattia. Il ritmo è sempre lento, a volte lentissimo, ma tutto è bilanciato da un ottimo approfondimento del personaggio principale, che è ormai diventato un uomo molto diverso dal "bambino di polvere" che avevamo imparato a conoscere: Syffo è infatti taciturno, diffidente, a tratti molto violento, terribilmente solo ma anche capace di sperare ancora. Credo che questa sia una delle saghe più sottovalutate in circolazione, eppure questo scrittore non ha niente da invidiare ad altri più blasonati. Spero che Mondadori pubblichi presto il terzo volume e non interrompa questa serie come ha fatto per molte altre.
Non che il libro sia completamente brutto, ma come la maggior parte dei 'secondi volumi' ha un po' il sapore del libro di passaggio, che racconta molto senza dire niente. Inoltre mi ha molto pesato questa volta l'impaginazione (che avevo riscontrato anche nel primo volume), senza punti a capo anche durante i pochi dialoghi. La pagina è sempre completamente piena (con gioia del risparmio della carta), ma genera una specie di pesantezza al solo pensiero di affrontarla. Sensazione che, unita alle vicende non particolarmente entusiasmanti, anzi, che stanno cadendo nel solito mistico/trascendentale, mi ha provocato una sorta di fastidio. Questo non toglie che voglio vedere che andrà a finire, quindi attendo il terzo volume.
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