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Paradoxorum ad Pratum libri sex. Dispunctionum, lib. IIII. De eo quod interest, liber unus. In tres libros Codicis, lib. III. Praetermissorum, lib. II. Declamatio una. De stip. divisionib. commentariolus. Ex novissima recognitione autoris - Andrea Alciato - copertina
Paradoxorum ad Pratum libri sex. Dispunctionum, lib. IIII. De eo quod interest, liber unus. In tres libros Codicis, lib. III. Praetermissorum, lib. II. Declamatio una. De stip. divisionib. commentariolus. Ex novissima recognitione autoris - Andrea Alciato - copertina
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Paradoxorum ad Pratum libri sex. Dispunctionum, lib. IIII. De eo quod interest, liber unus. In tres libros Codicis, lib. III. Praetermissorum, lib. II. Declamatio una. De stip. divisionib. commentariolus. Ex novissima recognitione autoris
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Descrizione


Unito a: ALCIATO Andrea, Parergon iuris libri tres. Cum singulorum capitum argumentis, ac vocabulorum, rerum, autoritatum et locorum indice locupletissimo, Lugduni, apud Sebastianum Gryphium, 1538. Unito a: ALCIATO Andrea, In Digestorum, sive Pandectarum lib. XII, Qui de rebus creditis, primus est: rubr. si certum petatur, commentarius longe doctissimus, atque utilissimus. Ab autore nunc primum recognitus, et in lucem editus. Eiusdem interpretatio in L. Bonafides. ff. depositi, Lugduni, apud Sebastianum Gryphium, 1538. Tre opere in un volume in-folio (33 x 23 cm), pp. (8), 264, (12) (16), 66, (2) 316, (10) [per quanto concerne l'ultima opera, si è riportata la numerazione per colonne che appare nel testo: il testo è disposto su due colonne per pagina. Lo scritto si compone in realtà di 168 pagine]. Legatura in mezza pergamena coeva con piatti in cartone, con titoli manoscritti da mano coeva al dorso. Segni di tarlo al dorso e segni duso, con qualche mancanza, ai labbri dei piatti. Marca tipografica al frontespizio e in fine in ciascuna delle tre opere. Con numerosi capilettera incisi. Al taglio di piede, scritta, di mano coeva, "ALCIAT. OPERA NONVLLA". Al verso della guardia anteriore, due brevi scritte coeve. Al frontespizio della prima opera, sotto la marca tipografica, firma d'appartenenza coeva cancellata e piccolo segno d'inchiostro nel margine superiore (vedi foto di seguito). Scritta, sempre di mano antica, anche nell'angolo inferiore dell'ultima pagina della terza opera e al margine superiore del verso della guardia posteriore. Segni di tarlo alle controguardie. Leggeri aloni d'umido a pochissime pagine, ai margini. Alcuni piccoli segni di tarlo nei margini bianchi, molto lontano dal testo. Per il resto, esemplari molto ben conservati, ad ampi margini. Andrea Alciato (o Alciati), insigne giurista, nacque ad Alzate, nei pressi di Milano, l'8 maggio 1492. Compì gli studi presso le Università di Pavia e Bologna, laureandosi a Ferrara nel 1516. Dedicatosi inizialmente alla professione di avvocato in Milano, dal 1518 al 1522 fu professore di diritto nell'Università di Avignone. Tornato a Milano, professò l'avvocatura fino al 1527. Dopo aver insegnato nuovamente ad Avignone per due anni, nel 1529 Francesco I lo chiamò all'Università di Bourges, ove rimase quattro anni e la sua fama divenne mondiale. Nel 1533, per volontà di Francesco Sforza, ottenne la cattedra all'Università di Pavia, incarico che ricoprì fino al 1537. In seguito insegnò a Bologna, Ferrara e ancora a Pavia. Morì a Pavia il 12 gennaio 1550. L'Alciato meritò senz'altro la fama di grande umanista e di principe degli studi giuridici: iniziatore di una nuova età nello studio della giurisprudenza, quella che andò poi sotto la denominazione di Scuola culta, fu profondo conoscitore delle letterature greca e latina, riassumendo in sé, armoniosamente e in altissimo grado, attitudini e preparazioni disparate. I posteri lo hanno universalmente riconosciuto come l'iniziatore della Storia e della Scienza del Diritto nel secolo XVI.
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Dettagli

1537
  • Prodotto usato
  • Condizioni: Usato - In buone condizioni
2560026001293

Conosci l'autore

(Milano o forse Alzate, Como, 1492 - Pavia 1550) giurista e umanista italiano. Con numerose monografie sul diritto canonico e con i commentari al Digesto, contribuì al rinnovamento della tradizione giuridica italiana. In campo letterario è noto per gli Emblemata (1531), una raccolta di epigrammi che illustrano immagini e stemmi: è uno dei testi più celebri di un genere che ebbe fortuna nel rinascimento.

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