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Il paradosso della bontà. La strana relazione tra convivenza e violenza nell'evoluzione umana
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Il paradosso della bontà. La strana relazione tra convivenza e violenza nell'evoluzione umana - Richard Wrangham,Francesca Pè - ebook
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paradosso della bontà. La strana relazione tra convivenza e violenza nell'evoluzione umana
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Descrizione


««Wrangham mostra la storia evolutiva profonda dell’aggressività umana». » «The Wall Street Journal» ««Affascinante… Il paradosso della bontà raccoglie le scoperte provenienti dall’antropologia, dalla storia e dalla biologia e costruisce un percorso lucido e completo della storia dell’addomesticamento degli esseri umani». » «The Washington Post» ««Un'analisi affascinante e nuova della violenza umana, piena di idee fresche e di argomenti convincenti».» Steven Pinker ««Un’analisi brillante del ruolo dell’aggressività nella nostra storia evolutiva». » Jane Goodall ««Wrangham è stato il più originale e influente interprete dei fattori ecologici ed evoluzionistici che stanno alla base dell’origine della nostra specie. Nel Paradosso della bontà estende i suoi ragionamenti a un altro fondamentale tratto della nostra specie». » Edward O. Wilson ««Nessuno sa più cose, pensa più profondamente o scrive meglio di Richard Wrangham». » Matt Ridley «Un’analisi brillante del ruolo dell’aggressività nella nostra storia evolutiva. » Jane Goodall «Un'analisi affascinante e nuova della violenza umana, piena di idee fresche e di argomenti convincenti.» Steven Pinker «Wrangham mostra la storia evolutiva profonda dell’aggressività umana. » «The Wall Street Journal» «Wrangham è stato il più originale e influente interprete dei fattori ecologici ed evoluzionistici che stanno alla base dell’origine della nostra specie. Nel Paradosso della bontà estende i suoi ragionamenti a un altro fondamentale tratto della nostra specie.» Edward O. Wilson «Nessuno sa più cose, pensa più profondamente o scrive meglio di Richard Wrangham. » Matt Ridley «Affascinante… Il paradosso della bontà raccoglie le scoperte provenienti dall’antropologia, dalla storia e dalla biologia e costruisce un percorso lucido e completo della storia dell’addomesticamento degli esseri umani. » «The Washington Post» «Tra le grandi bizzarrie dell’umanità c’è l’ampiezza dello spettro morale: dalla perfidia più indicibile alla generosità più commovente». Richard Wrangham espone così il nucleo portante di questo suo nuovo, stimolante libro. La domanda che pone è di quelle eterne: fondamentalmente, l’uomo è buono o cattivo? Ha ragione Rousseau col suo «buon selvaggio» oppure Hobbes e il suo «homo homini lupus»? Non è una questione da poco, perché da questo dipende il ruolo delle istituzioni nella società. In altre parole: siamo originariamente buoni, e dunque sono le costrizioni sociali sbagliate a scatenare in noi la violenza? O, al contrario, siamo intrinsecamente cattivi e solo le istituzioni giuste ci inducono a convivere relativamente in pace? Da antropologo, Wrangham attacca il problema dal punto di vista dell’evoluzione e in questo libro risponde con una teoria sorprendente, accattivante, solida e molto ben documentata in anni di studi; una di quelle teorie che possono cambiare un intero campo del sapere. Anzitutto, ci informa Wrangham, «la combinazione di bene e male nell’uomo non è un prodotto della modernità». A giudicare dal comportamento dei cacciatori-raccoglitori di epoca recente e dai reperti archeologici, le persone condividono il cibo, si distribuiscono i compiti e aiutano i bisognosi da centinaia di migliaia di anni, ma le incursioni, il dominio sessuale, le torture e le esecuzioni erano all’ordine del giorno fin dal Pleistocene. Il dato, in pratica, sembra essere naturale e non culturale. La soluzione dell’enigma inizia a delinearsi distinguendo tra due tipi fondamentalmente diversi di violenza: quella «reattiva», a caldo, istintuale, e quella «proattiva», pianificata, a freddo. Noi umani siamo ben poco reattivi istintivamente, e dunque tolleranti tra di noi, molto più di altre specie, ma siamo anche in grado di pianificare freddamente guerre e atti efferati di ogni tipo. Insomma, siamo sia buoni sia cattivi, ma in ambiti differenti. La dom
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
350 p.
Reflowable
9788833932910

Valutazioni e recensioni

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Sergio
Recensioni: 5/5

Questo saggio contiene molto più di quanto non suggerisca titolo e sottotitolo. Tratta anzitutto dell'esistenza di 2 tipi di aggressività, quella proattiva, del soggetto che aggredisce, e quella reattiva, di chi reagisce ad una aggressione, minaccia, provocazione. Di quanto i due tipi di aggressività siano radicalmente diversi, al punto di essere attivati da parti diverse del cervello. Del perché tutti gli animali addomesticati hanno, oltre a particolari caratteristiche fisiche, una aggressività di tipo reattivo inferiore a quella degli esseri non addomesticati. E del perché è corretto considerare l'umanità come una specie (auto)addomesticata, con una aggressività reattiva molto ridotta. Il che, unito ad un linguaggio evoluto, ha favorito la socializzazione e il lavoro di squadra. Ma anche del perché è corretto dire che l'umanità si caratterizza per una aggressività proattiva (indirizzata verso le prede e i rivali) molto elevata, e di come questo abbia, paradossalmente, favorito la diffusione del senso morale. L'esposizione dei concetti è sempre molto chiara, supportata da molti esempi (interessantissimo il confronto fra scimpanzé e bonobi, ma anche le informazioni sui lupi, volpi, leoni, iene, conigli, ...) e riccamente documentata (la sola bibliografia finale è di 50 pagine). La lettura è appassionante, sia per l'esposizione di tanti argomenti usualmente trattati separatamente, oggetto di scienze diverse (neurologia, biologia, paleontologia, antropologia, ...), sia per i collegamenti tra loro, la visione d'insieme che ne risulta che offre un nuovo significato, per me straordinariamente più ricco e sorprendente, del concetto stesso di evoluzione naturale. Impressionanti i progressi delle scienze! Un libro che starebbe benissimo nel programma di studi delle scuole medie superiori.

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Sergio
Recensioni: 5/5

Questo saggio contiene molto più di quanto non suggerisca titolo e sottotitolo. Tratta anzitutto dell'esistenza di 2 tipi di aggressività, quella proattiva, del soggetto che aggredisce, e quella reattiva, di chi reagisce ad una aggressione, minaccia, provocazione. Di quanto i due tipi di aggressività siano radicalmente diversi, al punto di essere attivati da parti diverse del cervello. Del perché tutti gli animali addomesticati hanno, oltre a particolari caratteristiche fisiche, una aggressività di tipo reattivo inferiore a quella degli esseri non addomesticati. E del perché è corretto considerare l'umanità come una specie (auto)addomesticata, con una aggressività reattiva molto ridotta. Il che, unito ad un linguaggio evoluto, ha favorito la socializzazione e il lavoro di squadra. Ma anche del perché è corretto dire che l'umanità si caratterizza per una aggressività proattiva (indirizzata verso le prede e i rivali) molto elevata, e di come questo abbia, paradossalmente, favorito la diffusione del senso morale. L'esposizione dei concetti è sempre molto chiara, supportata da molti esempi (interessantissimo il confronto fra scimpanzé e bonobi, ma anche le informazioni sui lupi, volpi, leoni, iene, conigli, ...) e riccamente documentata (la sola bibliografia finale è di 50 pagine). La lettura è appassionante, sia per l'esposizione di tanti argomenti usualmente trattati separatamente, oggetto di scienze diverse (neurologia, biologia, paleontologia, antropologia, ...), sia per i collegamenti tra loro, la visione d'insieme che ne risulta che offre un nuovo significato, per me straordinariamente più ricco e sorprendente, del concetto stesso di evoluzione naturale. Impressionanti i progressi delle scienze! Un libro che starebbe benissimo nel programma di studi delle scuole medie superiori.

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Salvo
Recensioni: 5/5

L'autore distingue due tipi di aggressione: "aggressione reattiva" e "aggressione proattiva". La prima è impulsiva e immediata. Risulta una risposta ad una minaccia alla propria persona o alle proprietà come territorio, cibo, compagne ecc. Riguarda principalmente i maschi e raramente sfocia in uccisioni. Pare legata a bassi livelli di serotonina nel cervello e alti livelli di testosterone. È presente in tutti i mammiferi e anche negli altri vertebrati. La seconda di contro è posticipata nel tempo e pianificata (premeditata). Si tratta di un'aggressione a freddo motivata da guadagno o vendetta. Il fine è l'uccisione dell'avversario e viene messa in atto solamente se c'è la certezza di vincere. Tipica è l'aggressione a sorpresa di molti contro pochi. L'aggressività proattiva si riscontra in poche specie di animali, ad esempio lupi, iene e scimpanzé e, in queste specie, è sempre accompagnata da elevata aggressività reattiva.

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Richard Wrangham

Richard Wrangham è docente di Antropologia biologica a Harvard e curatore di Biologia comportamentale dei primati presso il Peabody Museum. Allievo di Jane Goodall, è stato anche attivo nel progetto di salvaguardia dei gorilla di montagna sostenuto con coraggio da Dian Fossey. Assieme a Dale Peterson ha scritto Demonic Males. Apes and the Origins of Human Violence (1997). Per Bollati Boringhieri ha pubblicato L’intelligenza del fuoco. L’invenzione della cottura e l’evoluzione dell’uomo (2011 e 2014).

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