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scheda di Giacomasso, S., L'Indice 1993, n. 9
Sarà sicuramente utile, agli studiosi della rivoluzione messicana e delle vicende di uno dei suoi leader più carismatici, Pancho Villa, questo libretto dalla piacevole impostazione, con illustrazioni di vario tipo e paragrafi di approfondimento graficamente distinti dal testo. Alla convulsa storia istituzionale in primo piano, dalla caduta di Madero (1913) alla presa del potere di Obregon (1920), si sommano, intersecandosi, anche i movimenti sociali guidati da Villa e Zapata, che termineranno con l'eliminazione dei loro animatori. Rispetto a una rivoluzione, la cui caratterizzazione geografica ha sempre prevalso su quella ideologica, il giudizio degli storici ha sottolineato che "muta ben poco nell'immediato poiché il capitale straniero conserva un peso nel settore strategico delle materie prime, le condizioni dei contadini non migliorano, il movimento operaio subisce limitazioni e i nuovi governi presentano caratteri centralizzatori e autoritari persino più accentuati di quello distrutto dalla rivoluzione". Ma se la rivoluzione segna l'evoluzione successiva del Messico, è perché, liquidando lo stato oligarchico fondato sui privilegi del ceto latifondista, "permette l'avvento di un sistema politico aperto al ruolo autonomo delle altre classi sociali; infine, instaura un ordinamento giuridico che stabilisce dei limiti all'azione dei capitalisti stranieri e delle potenze imperialistiche". La leggenda di Villa è presente in molte canzoni popolari latinoamericane, e non si spiega dimenticando che, se "la rivoluzione si sedimenta in istituzioni... nell'immediato il Messico è capovolto: la leggenda di Pancho Villa sta tutta qui".
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