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Libro vincitore del Premio Letteratura d'Impresa 2022
Libro finalista del Premio Biella Letteratura e Industria 2023Libro incluso tra i sette finalisti del Premio Strega 2022
Con una lingua modellata sull'esperienza, Veronica Galletta ha scritto un apologo sulla vulnerabilità che si inserisce in un'ampia tradizione di letteratura sul lavoro, declinandola in maniera personale.
Caterina è al suo primo incarico importante: ingegnere responsabile dei lavori per la costruzione dell'argine di Spina, piccolo insediamento dell'alta pianura padana. Giovane, in un ambiente di soli uomini, si confronta con difficoltà di ogni sorta: ostacoli tecnici, proteste degli ambientalisti, responsabilità per la sicurezza degli operai. Giorno dopo giorno, tutto diventa cantiere: la sua vita sentimentale, il rapporto con la Sicilia terra d'origine, il suo ruolo all'interno dell'ufficio. A volte si sente svanire nella nebbia, come se anche il tempo diventasse scivoloso e non si potesse opporre nulla alla forza del fiume in piena. Alla ricerca di un posto dove stare, la prima ad avere bisogno di un argine è lei stessa. È tentata di abbandonare, dorme poco e male. Ma, piano piano, l'anonima umanità che la circonda – geometri, assessori, gruisti, vedove di operai – acquista un volto. Così l'argine viene realizzato, in un movimento continuo di stagioni e paesaggi, fino al giorno del collaudo, quando Caterina, dopo una notte in cui fa i conti con tutti i suoi fantasmi, si congeda da quel mondo.
Proposto da Gianluca Lioni al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Ingegnere alla sua prima grande opera di costruzione, emigrata dalla Sicilia in un immaginario paese del profondo nord, Caterina, detta "Nina", è chiamata a dirigere i lavori sull'argine di Spina. Si ritrova catapultata dal nitore della teoria alle contraddizioni e all'imperfezione della pratica: il cantiere è fatica, polvere, fango, compromessi e imprevisti. Un microcosmo maschile di geometri, assessori, operai, capicantiere, gru, e scavi, che dipinge con un realismo insieme tecnico e magico. La Galletta con una lingua asciutta, scarna, che pure si accende di tecnicismi, ci restituisce in filigrana temi diversi: il senso di solitudine, l'alienazione sul lavoro, la lotta con la natura nel tentativo di addomesticarla, l'impossibilità di raggiungere la perfezione. La costruzione di un argine si rivela quindi una metafora del nostro tempo, del senso di smarrimento e vulnerabilità individuale e collettivo che attraversa la nostra società. Galletta intreccia gli opposti per riportarli sulla pagina con un talento già dimostrato nel suo romanzo d'esordio, vincitore del Premio Campiello Opera Prima, ma qui ancora più a fuoco, ancora più palpabile e originale: fra le pieghe di un'umanità fatta di politiche contrastanti, ruoli da mantenere, tematiche spinose e abitudini da scardinare, la sua Nina scava e riemerge, distrugge e assembla, cercando quell'equilibrio indispensabile per portare a termine un progetto, nel lavoro come nella vita.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un romanzo interessante e scorrevole con tanti spunti di riflessione
Nel leggere questo libro ho provato le stesse sensazioni sentite a proposito di un film degli anni '70, Amerikana con David Carradine, dove un reduce del Vietnam, ferito nel fisico, cerca di trovare il senso della vita restituendo a un piccolo centro abitato, un tempo l’unica attrazione per i bambini del luogo: una vecchia giostra. Con caparbietà l'uomo porterà a termine il suo progetto come se fosse l'unica cosa giusta per dare un senso alla propria esistenza, in quel momento. Nina allo stesso modo si mette in gioco in un'impresa che potrebbe apparire una sfida verso i pregiudizi, il mettersi in gioco per voler dimostrare qualcosa a sé e agli altri, mentre lei cerca solo di ritrovare il proprio centro di gravità sulle cose, che hanno spezzato il suo equilibrio, a partire da un legame affettivo andato in frantumi. Lo fa portando avanti il suo progetto con un'ostinazione zen, che risana la frattura tra sé e la percezione del mondo. A volte è un solo gesto che dà senso a un'intera vita, proprio come quel viaggio che il protagonista di Una storia vera, di David Lynch, compie per andare a rivedere il fratello per l'ultima volta. Anche una sola azione giustifica la nostra presenza nell'universo. Pur costruito con un linguaggio tecnico non facile da comprendere, ma fondamentale per entrare nella testa della protagonista, il libro si legge in un fiato una volta entrati in sintonia con la protagonista. Da leggere assolutamente.
Mi è piaciuta l'idea della storia ma ho trovato troppi tecnicismi probabilmente dovuti al fatto che l'autrice sia ingegnere che hanno reso la lettura a tratti pesante.
Recensioni
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