Che cosa è successo esattamente a Caporetto, il 24 ottobre 1917?
«Un manifesto pacifista consigliato dai dodici ai novant’anni.» –Vasco Mirandola
«Questo libro è un thriller caleidoscopico sospeso tra storia e memoria.» –Dario Ricci
Era il novembre del 1917. L’inizio di un inverno freddo e umido che già da solo sarebbe sembrato un castigo del buon Dio. Con la guerra in mezzo, diventava la certezza d’una punizione divina. La disfatta di Caporetto era da una manciata di giorni cosa fatta. Il nemico arginato sulla sponda sinistra del Piave. L’esercito riorganizzato. Il nuovo fronte sembrava destinato a tenere, ma la paura che lo spettro di quel 24 ottobre si ripresentasse aveva costretto l’esercito a pensare a un’ulteriore linea di estrema difesa, da collocare più in basso rispetto a quella del Piave. Il progetto prevedeva uno scavo di trincea che avrebbe attraversato l’alta pianura Padana da Treviso a Vicenza. Fu per questa ragione che la mattina del 15 novembre un battaglione intero di soldati stava lavorando al fosso, ai confini del comune di Galliera Veneta, un paese distante trenta chilometri dalla linea del fiume. I soldati ci davano dentro sotto una pioggerella gelida e sottile, più infida di quella di un temporale, quando un badile in mezzo alla fila si fermò. Il ferro aveva colpito qualcosa di una consistenza strana. Qualcosa di molle. Il fante che impugnava il badile era un contadino. Di terra nella vita ne aveva smossa a sufficienza per capire che lì sotto c’era sepolto qualcosa. Raschiò alla meno peggio con l’attrezzo. Sembrava una semplice radice a guardarla, ma contro il ferro suonava in modo inusuale. Si accucciò e con la mano prese a pulire la fanghiglia sopra la sua scoperta. Lisciò in lungo quella specie di ramo e quando arrivò in fondo, si trovò a stringere la mano a un morto
Quel che si dice è che l'esercito italiano, impreparato a una guerra difensiva e duramente provato dalle precedenti undici battaglie dell'Isonzo, non resse lo sfondamento austriaco. E fu la disfatta. In realtà, alcuni giorni prima di quel fatidico disastro uno o più disertori dell'esercito austriaco fornirono i dettagli del piano d'attacco di Vienna allo stato maggiore italiano. Ma quelle informazioni non furono prese in considerazione dal generale Luigi Cadorna e dagli altri ufficiali italiani. Quel che accadde dalle 2,00 della notte del 24 ottobre 1917 è da sempre avvolto nel mistero. Lì però c'erano dei testimoni. Tra di essi, Nina, una ragazza di 17 anni. Che racconta la sua versione in un libro che non è semplicemente un romanzo, ma è un pezzo fondamentale della storia d'Italia.
Leggi di più
Leggi di meno