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Nella mente degli animali - Danilo Mainardi - copertina
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Nella mente degli animali
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Nella mente degli animali - Danilo Mainardi - copertina
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Descrizione


In una serie di storie vere, l'etologo spiega che i mammiferi e gli uccelli non sono solo condizionati dall'istinto, ma usano la mente per risolvere problemi e trovare soluzioni. Dal cane che "parla" con il padrone attraverso un linguaggio simbolico allo scimpanzé che impara l'uso del telefono, dal gatto che medita sulla soluzione di un problema all'airone che copia i pescatori.
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Dettagli

2006
6 giugno 2006
251 p., ill. , Brossura
9788860520425

Valutazioni e recensioni

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haylie
Recensioni: 5/5

Libro ben costruito. Non può far altro che far pensare che l'uomo è l'essere più stupido, quando afferma di essere l'unico dotato di ragione. I disegni poi sono molto simpatici e originali.

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stefano
Recensioni: 4/5

Bello,chiaro,scritto in modo semplice e molto interessante

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laura
Recensioni: 5/5

Lettura gradevolissima, uno sguardo alla mente di diverse specie animali, con frequenti riferimenti a quella umana. L'autore, che ho avuto il piacere di ascoltare durante una conferenza, ha la capacità di trasmettere la sua passione per l'etologia e di invitare alla riflessione, il tutto con grande garbo ed un sottile senso dell'ironia. Davvero un bel libro, che consiglio a tutti.

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Recensioni

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Voce della critica

Fin dai tempi di Aristotele e delle favole di Fedro le facoltà di pensiero degli animali sono argomento che affascina l'umanità. È una curiosità immediata che nasce dalle interazioni fra donne e uomini e gli altri animali: esseri cacciati, divorati, allevati, nutriti, oggetto ora di vituperio, ora di celebrata venerazione.
In questa riuscita opera Danilo Mainardi condensa in forma scritta e stampata i propri interventi e spunti della riuscita trasmissione televisiva Superquark di Rai-Tv1 (di qui la prefazione di Piero Angela). Il libro racconta con piacevole stile narrativo quanto già andato in onda sullo schermo, raccogliendo trentatre brevi ma saporitissimi saggi, ciascuno corredato da uno schizzo dell'artista Mainardi – tanti piccoli elegantissimi loghi zoomorfi. Troviamo brevi storie di cani, gatti, ma anche di scimmie, pappagalli, di animali ora giocosi, ora aggressivi, ora "in odore" di prestazioni mentali sorprendentemente simili a quelle di noi uomini e donne; curiosa ed estetica la storia dell'airone striato osservato a Trinidad, uccello che studia l'etologia dei turisti e fiocina con il becco aguzzo i pesci da loro appasturati con briciole di pane.
È davvero un "istinto" quello del gatto che dà la caccia al topo, e che millenni orsono nel progredito Egitto conviveva, sempre meno selvaggiamente, con popolazioni umane che accumulavano grano nilotico in grandi silos – e che proprio del gatto abbisognavano per divorare i famelici topolini? Il gatto, poi santificato e adorato, custodiva la vera ricchezza degli egizi antichi, quel frumento la cui scarsezza significava fame, malattie, ineluttabile morte. Il libro ne descrive il progressivo addomesticamento etologico. E la mente di quel simpatico umanoide (il delfino) che cos'ha in comune con la nostra cerebrale macchina per pensare? Mainardi ne descrive il gioco, complessa strategia per mantenere coeso il branco e meglio difendersi dagli squali.
Fra i tanti esempi riportati, come non rimanere affascinati dal sorprendente stratagemma messo a punto da ingegnose cornacchie, abitanti in alcune città giapponesi, alle prese con invitanti noci dal guscio estremamente duro? Il solo scoprire la capacità di questi vivaci corvidi di individuare nelle ruote delle automobili il mezzo necessario per raggiungere l'agognata polpa delle marmoree noci parrebbe sufficiente a riconoscere loro quella "mente" tanto spesso presentata come prerogativa assoluta e unica della specie umana. Tuttavia, l'iniziale stupore appare poca cosa quando Mainardi ci spiega che il bersaglio privilegiato del lancio delle noci da parte di questi astuti uccelli è rappresentato dalle strisce pedonali. "Non oserei nemmeno ripeterlo se non fosse testimoniato da bellissimi filmati" afferma Mainardi. E come dargli torto? Immaginare una cornacchia che aspetta lo scattare di un semaforo per scendere a gustarsi il faticato – cerebralmente – boccone, al riparo da quell'insidioso pericolo che le automobili rappresentano, è un'ardua impresa anche per chi di stravaganze animali, o meglio di "soluzioni geniali", ne ha già osservate tante.
Che dire inoltre dei "tentennamenti" osservati in scimpanzé e delfini? Si tratta di una prova sufficiente per asserire che questi animali pensano? Prendiamo come esempio uno studio compiuto su delfini addestrati ad associare a due pulsanti due suoni di diversa frequenza, una alta e una bassa. Quando posti di fronte a un suono di frequenza intermedia rispetto ai due precedentemente appresi, questi intelligenti mammiferi marini, dopo una breve esitazione, scelgono di premere un terzo pulsante, fino a quel momento del tutto ignorato. Sanno forse di non sapere?
Uno dei numerosi saggi viene interamente dedicato ai pipistrelli, quelle creature da molti considerate sgradevoli, ma che assumono agli occhi dell'autore e per chi le conosce a fondo le fattezze di una "diversa bellezza, quella raffinata dalla funzionalità". Possibile che si tratti di animali tanto svincolati dall'istinto da commettere quelli che l'autore chiama "errori di saputaggine": ovvero sviste, talvolta fatali, imputabili a una diminuzione del livello di attenzione prestato all'ambiente circostante in quanto estremamente familiare? Possibile che la rete posta dal famoso etologo statunitense Donald Griffin, padre fondatore dell'etologia cognitiva, all'ingresso della grotta nella quale questi animali vivevano, non venisse rilevata dalla potente "mente ultrasonora" che caratterizza questi piccoli mammiferi alati, perché intenti a "pensare ad altro"?
In una rassegna così ampia di "menti animali" non poteva mancare il cane, scelto fra i tanti come l'esempio lampante del fatto che ciascun talento esprime un particolare adattamento all'ambiente in cui la specie vive. Immaginiamo per esempio di interporre fra un cane e una gustosa ricompensa un insormontabile ostacolo. L'animale, piuttosto che aggirarlo, rimane interdetto e guarda il padrone. Tentare di interpretare l'apparentemente fallimentare comportamento che il cane mostra quando sottoposto a esperimento di detour o aggiramento, prescindendo dal processo di addomesticamento da parte degli umani che questa specie ha subito, potrebbe portare all'errata conclusione che questi animali siano privi delle capacità cognitive necessarie per portare a termine con successo questo compito di "deviazione". Solo conoscendo la storia di questa specie si può comprendere che "qualsiasi cane, se in compagnia di gente che conosce, è abituato a ricevere indicazioni su ciò che deve fare". Esita sapendo, essendo stato selezionato geneticamente a ubbidire in caso di dubbio.
Cani socialissimi, dunque, il cui addomesticamento ha regalato "un olfatto strepitoso, intelligente e collaborativo" all'essere umano, che infatti li sfrutta come finissime protesi nasali. Possibile allora che sempre più spesso si parli di loro come animali potenzialmente aggressivi? L'attualità dell'argomento e la praticità con cui Mainardi lo affronta – suggerendo quattro semplici regole per la costruzione di una mente canina sociale, affidabile e intelligente – ne fanno un saggio utile a tutti coloro che si apprestino a istaurare quello splendido rapporto che caratterizza le relazioni fra il cane e il suo padrone, ma anche per chi – come l'autore si augura – si occupa di stilare leggi che regolano la gestione di questi e altri animali domestici.
Ma chi è Mainardi? Che sia un etologo lo sanno tutti, e almeno dal 1968, quando pubblicò il più tecnico La scelta sessuale nell'evoluzione delle specie (Boringhieri), ancora oggi un importante riferimento per l'etologia internazionale. Che sia uno scrittore lo sanno in molti, per i suoi tanti libri, tra cui i celebratissimi L'animale irrazionale. L'uomo, la natura e i limiti della ragione (Mondadori, 2002) e Arbitri e galline. Le sorprendenti analogie tra il mondo animale e il mondo umano (Mondadori, 2003; cfr. "L'Indice", 2004, n. 6). Che sia un artista grafico lo sappiamo in pochi, ma lo scopriranno agevolmente i lettori di questa opera, così delicatamente illustrata.
Utilissima davvero la breve bibliografia in fondo al testo, per il lettore colto o l'insegnante che voglia coltivare l'innata etologia spontanea dei propri zoofili alunni. E per chiunque voglia saperne di più su prestazioni cognitive e immagini mentali dei multiformi esseri animali che con noi popolano il pianeta. È un libro originale che si affianca ad altri classici della letteratura disponibili in lingua italiana sul pensiero animale, Cosa pensano gli animali del succitato Griffin (Laterza, 1986; cfr. "L'Indice", 1987, n. 3), Il pensiero animale di Colin Allen e Mark Bekoff (McGraw-Hill, 1998; cfr. "L'Indice", 1999, n. 7) e il più recente Menti selvagge (Newton & Compton, 2002) del bostoniano Marc Hauser. Insomma, per chi vuol leggere nella mente del proprio cane, gatto, pappagallino o pitone, oggi il mercato offre di che nutrire il pensiero.
  Enrico Alleva e Bianca De Filippis

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Conosci l'autore

Danilo Mainardi

1933, Milano

Etologo, ecologo e divulgatore scientifico, è stato professore emerito di Ecologia comportamentale all'Università Ca' Foscari di Venezia e direttore della Scuola internazionale di etologia di Erice. È stato presidente onorario della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), membro di accademie e società tra cui l'Accademia Nazionale delle Scienze (dei Quaranta) e l'International Ethological Society di cui è stato presidente. Ha collaborato con il Corriere della Sera e Il Sole-24Ore. È stato inoltre ospite abituale di Piero Angela a Superquark. Tra i suoi diversi titoli ricordiamo: Nella mente degli animali (2006), La bella zoologia (2008), L’intelligenza degli animali (2009), Il cane secondo me (2010), Noi e loro (2013), L’uomo e altri...

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