"Muggianne", la più recente fatica nella preziosa discografia di Germano Mazzocchetti, è un album sorprendente. La sorpresa sta nel fatto che l’autore riesce a scrivere musica nuova, non ripetitiva, ispirata, ma lo fa rimanendo nel solco rigoroso di una linea stilistica tutta sua, personalissima, navigando nello zodiaco di un’arte che affascina gli intenditori da anni. Ascoltate "Muggianne" e poi provate a dire a quale “genere” di musica appartenga: scoprirete quanto è incatalogabile la lingua di Mazzocchetti, la struttura lessicale dei suoi pentagrammi, e quanto sia impervia una sua definizione stilistica. Sono presenti in ogni pagina di questo album (e dei suoi precedenti) le radici fortissime dell’Abruzzo, della sua Città Sant’Angelo, e della musicalità della lingua angolana (così si chiama il suo dialetto). Ma si tratta di musiche certo non classificabili nel genere etnico, o popolare. Il percorso creativo che approda a "Muggianne" è stato lungo e poliedrico. Una passionale competenza per il jazz, una conoscenza approfondita del classico sinfonico - cameristico, la frequentazione del melodramma, del musical, della canzone classica napoletana, fanno di Mazzocchetti un multiforme ingegno musicale, che frequenta con perizia e disinvoltura Puccini, Mingus, Stravinsky, Cicognini, Paert, Cioffi-Pisano... Tutto questo si sente nella sua scrittura, pur essendo in essa quasi inesistenti le citazioni dirette delle fonti e pur restando nei binari di una rigorosa compattezza stilistica. In più, il maestro Mazzocchetti opera da anni nel mondo del teatro di prosa. È uno dei più eccellenti autori di musiche di scena, di commenti musicali teatrali, sulla scia dell’amato Fiorenzo Carpi; e quest’attività è stata per lui palestra di narratività ed eclettismo. Si sente come tanti diversi mondi musicali abbiano contribuito alla formazione di questo ispirato disco della maturità, prezioso nel nostro panorama discografico-spotify che è dominato da cloni e fotocopie. Germano Mazzocchetti non “fa” il musicista, “è” un musicista, e qui sta la differenza fra chi ha musicalmente qualcosa da dire e chi ha qualcosa da copiare. Al fianco dell’autore fisarmonicista suona un ensemble di valenti solisti che, dopo anni di frequentazione di questo repertorio, hanno assimilato a memoria il senso del fraseggio mazzocchettiano. Se per questo album, a tratti sorprendente e spesso commovente, fosse necessario scegliere una teca di genere, e se si dovesse dare a questa teca per forza un nome, la scelta ricadrebbe sulla dizione di musica swing-folk-post-espressionista-politonangolàna.
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