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Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo
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Dettagli

1984
Tascabile
6 luglio 1987
398 p.
9788804251347

Voce della critica


scheda di Rondolino, F., L'Indice 1984, n. 2

Da Le Goff al "Nome della Rosa "da Duby all'incredibile e affascinante Baltrusaitis, il Medioevo è diventato negli ultimi anni, se non prossimo venturo, quanto meno saldamente presente nella cultura contemporanea, rovesciando le interpretazioni tradizionali che vi vedevano un'epoca di declino e di eclissi della ragione, la (storicisticamente) necessaria tenebra tra gli splendori passati e quelli a venire. È dunque interessante rileggere oggi ciò che Graf, studioso e letterato anomalo del nostro secondo Ottocento, scrisse a proposito dei "secoli bui".
Strutturato in saggi (in parte già apparsi su riviste), il libro affronta alcuni nodi cruciali di ciò che oggi definiremmo l'immaginario medievale: il paradiso terrestre, Re Artù (che ritroviamo addirittura sull'Etna), il destino, la dannazione eterna. II metodo di lavoro di Graf, oggi superato, si incentra sulla collazione, filologicamente scrupolosa, delle diverse versioni e varianti di una leggenda o di un mito (di cui peraltro mancano le definizioni teoriche), così come ci sono state tramandate dalla letteratura: manca, come si vede, il riferimento extra - testuale, all'iconografia o alla tradizione orale, così come manca la capacità (e forse la curiosità) di rintracciare, al di là delle singole versioni o dei diversi luoghi geografici, le costanti e gli archetipi. La ricchezza del libro sta invece nella mole di materiale analizzato, e il suo fascino è quello di ogni opera pionieristica.

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Conosci l'autore

Arturo Graf

(Atene 1848 - Torino 1913) poeta e critico italiano. Trascorse gran parte della vita a Torino come insegnante universitario e lasciò numerosi studi, notevoli per la solidità dell’erudizione ma non sempre sorretti da un’adeguata e aggiornata coscienza critica (Attraverso il Cinquecento, 1888; Foscolo, Manzoni, Leopardi, 1889; L’anglomania e l’influsso inglese in Italia nel sec. XVIII, 1911). Nel 1883 fondò insieme a R. Renier e F. Novati il «Giornale storico della letteratura italiana». Le raccolte di versi (Medusa, 1880; Dopo il tramonto, 1893; Le Danaidi, 1897; Morgana, 1901; Poemetti drammatici, 1905; Rime della selva, 1906) riflettono la graduale conversione di G. dal razionalismo positivistico a un nebuloso simbolismo cristiano.

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