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Non sono sufficienti ottanta pagine per raccontare la storia di Gholam Najafi, e tantomeno per comprendere il groviglio di emozioni ed esperienze che hanno animato il suo passato. Ma arrivati all’ultima pagina del Mio Afghanistan, la prima raccolta di memorie di viaggio dello scrittore, di lui si potrà affermare con certezza una sola cosa: che all’età di ventisei anni era rinato almeno due volte.
Najafi apre l’opera con un proprio sogno infantile: diventare da grande un recitatore professionista del Corano, un Kari Quran. Ma la persona di cui parla in quell’incipit, il ragazzo che ambiva a esibirsi nelle moschee, era un altro Gholam Najafi, di sedici anni più giovane, abituato alla vita nei pascoli e a frequentare la scuola coranica: non poteva immaginare il susseguirsi repentino di avvenimenti che di lì a poco avrebbero sconvolto la sua vita.
Gholam Najafi, nato nel 1990 a Koshal Scerdah, nella provincia di Ghazni, è approdato all'età di sedici anni nel porto di Marghera, in Italia. Qui, senza aver dimenticato la propria vita precedente, è rinato due volte: quando è stato adottato da una famiglia di Merano, che gli ha consentito di studiare, e quando la sua professoressa di lettere dell’istituto alberghiero lo ha incoraggiato a scrivere, per dare forma alla propria storia ed elaborare gli anni vissuti in clandestinità tra Iran, Pakistan, Turchia, Grecia e in Italia; anni colmi di ansia e pervasi dal terrore di essere scoperto e rimandato in patria, là dove aveva lasciato la madre, sepolto il padre e, con lui, una parte di sé.
Il mio Afghanistan è il primo libro di Gholam Najafi – autore di altri due - ed è lo strumento che un ragazzo ha scelto, ormai maggiorenne, per riconciliarsi con le proprie vite, le tre identità: il pastore dei bassipiani afgani, il rifugiato minorenne e analfabeta, e lo scrittore irrequieto.
“Devo però metter in ordine il mio passato, guardare le mie origini con questi occhi nuovi, di oggi.
Cercare mia madre, ritrovare la tomba di mio padre, rivedere la mia casa, conoscere mio fratello.
Parto per l’Afghanistan la settimana prossima. Devo farlo.”
Gerardo Bettinardi
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