Riproporre oggi il testo che Giovanni Tabacco consegnò alle stampe per la prima volta nel 1973 come supporto ai suoi corsi universitari (riedito nel 1996 da Scriptorium con il titolo Profilo di storia del medioevo latino germanico) si giustifica per il carattere di originalità che i temi e la trattazione presentano. L'analisi della potenza sacerdotale è condotta diacronicamente, dalle origini delle strutture ecclesiastiche sino allo sbocco nella monarchia papale nel secolo XI. Ne emerge l'illustrazione di molteplici scontri e incontri che intervengono a modificare il sacerdozio: la prima fase, coincidente con gli ultimi secoli dell'impero romano, è caratterizzata dal confluire dell'episcopato nell'apparato imperiale. Avvicinamento che si traduce nell'idea di due poteri operanti ufficialmente in concordia in una stessa area di civiltà. La seconda fase è segnata dai profondi mutamenti che l'incontro con le realtà dei regni romano-barbarici genera sia nelle gerarchie ecclesiastiche sia all'interno delle strutture dei nuovi regna: da un lato le conversioni delle dinastie regie al cattolicesimo, dall'altro la fusione delle carriere ecclesiastiche con gli interessi della nuova aristocrazia. Fusione che determina, per l'episcopato, uno stile di vita nuovo in cui il prestigio della carica episcopale rimane intatto mentre mutano le strutture culturali e i mezzi di esercizio dell'influenza dei vescovi che si armonizzano nel nuovo contesto sociale e politico. Particolare spazio è dedicato al secolo VIII e al rapporto fra i sovrani carolingi e la chiesa di Roma, in un gioco di protezione e legittimazione che ha come protagonisti, in qualità di protetto e protettore, ora l'uno ora l'altro attore: risulta così chiarita l'improvvisa preminenza della chiesa di Roma nella storia ecclesiastica in stretto connubio con il dilatarsi della potenza franca in Europa. L'insistenza di Tabacco verso il monachesimo riformato anglosassone ‒ il cui apporto si rivela centrale nell'esportazione di un rigoroso tessuto di controllo episcopale nell'espansione militare dei Franchi ‒ mostra quanto l'autore sia attento a ogni elemento, anche esterno, che concorra allo sviluppo della potenza sacerdotale. Il terzo momento preso in analisi è quello che segue alla disgregazione dell'impero carolingio e alla conseguente dissoluzione dell'ordinamento pubblico: l'autore si sofferma da un lato sulle nuove responsabilità di cui si fa carico l'episcopato anche dal punto di vista politico-militare, dall'altro sugli sviluppi della chiesa di Roma: la dinastia imperiale degli Ottoni individua nel primato romano uno strumento utile per un riordinamento istituzionale e morale profondo e complessivo. Con l'aiuto imperiale tedesco la chiesa romana acquista un prestigio che la trasforma in un centro universale di potenza. Si prepara in questo secolo X il clima ecclesiastico in cui matura la dura lotta che un pontefice come Gregorio VII, considerato figura emblematica della nuova monarchia papale, conduce contro l'impero. Nulla di predeterminato e di scontato, bensì l'esito possibile, tra altri raggiungibili di processi diversi e, infine, convergenti sulla potenza sacerdotale, che dal secolo X venne a concentrarsi ‒ a livello ecclesiastico, ecclesiologico e politico ‒ nel vescovo della chiesa di Roma. In sottofondo, non esplicitamente espressa, vi è la connessione continua tra le "metamorfosi della potenza sacerdotale" e le metamorfosi del cristianesimo nelle sue formulazioni teologiche ed ecclesiologiche, nel suo farsi ideologia. Caterina Ciccopiedi
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