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Memorie di un paleografo
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Descrizione


Un giovane cerca di trovare la sua strada e passa da una dottrina all'altra, da un sapere all'altro senza pace. Le sue peregrinazioni lo portano attraverso l'Europa, in biblioteche e istituti di cultura: egli lì fa conoscenza con mitici personaggi, che gli dischiudono il segreto del sapere. Ma questi grandi uomini, siano essi veri o inventati, non sono in grado di appagare la sete di conoscenza del protagonista.
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Dettagli

1995
1 luglio 1995
100 p.
9788881140077

Voce della critica


scheda di De Federicis, L., L'Indice 1996, n. 6

Il paleografo Troncarelli, nato nel1948 e ora professore all'Università di Viterbo, ha raccontato il percorso di un giovane paleografo che molto gli assomiglia. Arriva all'università "con la testa piena di nuvole"; cresce modellandosi su "tre grandi Giorgi",Giorgio Cencetti, Giorgio Pasquali, Giorgio Falco; va peregrinando per biblioteche e istituti di cultura, da Roma a Pisa a Parigi a Londra; e dappertutto incontra maestri illustri, viventi o morti, e cerca di carpirne il segreto.Il segreto del mestiere? o della vita? Ma, che quest'ultimo e vero obiettivo debba andare fallito, lo capiamo subito, incontrando a pagina17 il suicidio del filologo massimo Edward Fraenkel, ottantadue anni.Il libro è un romanzo di formazione; è un'autobiografia, che non segue però il filo conduttore del semplice vissuto.Ha un gioco più complicato e ce ne avverte Troncarelli stesso con un bell'incipit perentorio e a sorpresa: "Faccio il bibliotecario, come Borges e Mao-Tse-Tung". Il borgesiano paleografo e bibliotecario, muovendosi agile dall'uno all'altro tempo e luogo, rimescola cose viste, o solo immaginate, e le riordina in lampeggianti sequenze di fatti e figure.Ecco il Sessantotto romano e i suoi protagonisti, Scalzone, Ramundo, Mordenti, Boato, nomi che bastano a far scattare fantasiose e non arbitrarie analogie (un fratone, un torero, un polemista aggressivo, un fuoco fragoroso ed effimero).E i maestri presuntuosi o dimessi, orchetti in panni quotidiani, Gombrich a Londra, Chenu e Althusser a Parigi; e i codici francesi, che sono "veloci, duri, nervosi, aggressivi", e i manoscritti gotici, dove le lettere sprigionano una "foresta spessa e viva" di smaglianti decorazioni; sempre andando per città e campagne, in mezzo a paesaggi con i bei colori o la pioggia, e i cibi e le macchine, l'ansia della gente, e insomma "la disperazione di un'esistenza borghese".Poche storie universitarie riescono, come questa, a riassumere un'esperienza globale del corpo e della mente.E poche, come questa, esprimono il senso di morte, il cuore di tenebra, la nostalgia della memoria e della scrittura che ne sono i deboli esorcismi.

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