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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 2022
Lontana dai virtuosismi linguistici e poetici delle opere in dialetto e dalla poesia sofferta dell'ultima parte della produzione di Giovanni Testori, quest'opera mette in scena, grazie ai suoi impareggiabili dialoghi brillanti e serratissimi, una vitalità gioiosa e dirompente, consapevole ma non arresa alle difficoltà dell'esistenza.
«Con Maria Brasca si celebra una ribellione femminile che non teme di sfidare il pubblico ludibrio» – Gad Lerner
La Maria Brasca è un'operaia di calzificio, vive con la sorella e il cognato nella Milano industriale del secondo dopoguerra, ha ventisette anni e da sempre è disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole, anche ad affrontare i pettegolezzi della gente. E cosa vuole la Maria Brasca? Vuole il "suo" Romeo, il Camisasca, più giovane di lei, fannullone e delinquentello. Lo vuole a ogni costo, per metter su casa con lui, sposarsi, avere figli. È convinta di avere l'energia per rimettere in sesto quel poco di buono, facendogli da moglie e anche da madre se necessario. Perché, si sa, da un fannullone è difficile cavar qualcosa di buono. Rappresentazione memorabile di figura femminile intraprendente e volitiva ma non priva di fragilità, La Maria Brasca è un dramma teatrale, scritto da Giovanni Testori nel 1959 e andato in scena al Piccolo Teatro di Milano nel marzo del 1960, con la regia di Mario Missiroli e con la straordinaria, indimenticabile interpretazione di Franca Valeri nei panni dell'emancipata e sfrontata protagonista. Lontana dai virtuosismi linguistici e poetici delle opere in dialetto e dalla poesia sofferta dell'ultima parte della produzione dell'autore, quest'opera mette in scena, grazie ai suoi impareggiabili dialoghi brillanti e serratissimi, una vitalità gioiosa e dirompente, consapevole ma non arresa alle difficoltà dell'esistenza.
«Giovanni Testori è un interprete viscerale delle condizioni di vita e di lavoro della classe sociale a cui vuole dare voce. La ama e la rappresenta nella sua dimensione esistenziale primitiva, prepolitica, ed è in questo substrato che ne celebra la potenza innovatrice, l’essere protagonista della modernizzazione negli anni del boom economico. Eppure, se anche la politica resta del tutto estranea agli intenti di Testori, ugualmente in Maria Brasca affiora l’embrione di quella che altri, non certo lui, chiamerebbero coscienza di classe. Vien fuori a tu per tu con Romeo, dovendogli spiegare la natura della contesa proprietaria implicita anche in una relazione sentimentale: “...nella vita le cose son di chi ci mette sopra le mani per primo. Cosa credi che siam poveri cristi per fare, noi, se non perché c’è stato qualcuno che ha piantato il pugno su certe cose e ha detto: ‘Queste qui son mie e voi, sotto, a sgobbare e a farle diventare ancor più grandi e più mie’”. Questa è una vera novità che emerge in quel passaggio di decennio, fra i Cinquanta e i Sessanta del Novecento: giovani donne che andando a lavorare in azienda si liberano dalla schiavitù domestica, pur dovendo continuare a fare i conti con i tabù sessuali ancora imperanti.» - Gad Lerner
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