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1993
1 febbraio 1993
256 p.
9788845219801

Voce della critica


recensione di Bertone, G., L'Indice 1994, n. 2

Chi ripetesse oggi - dopo il profluvio di benemeriti studi, manuali, trattazioni specifiche, e persino una rivista mirata ("Metrica" per l'editore Ricciardi), e insomma un fronte intero di agguerrite indagini metricologiche, cui andranno aggiunte quelle da tempo "imminenti" - la sentenza di D'Arco Silvio Avalle nella sua prolusione all'Università di Torino (ma 17 febbraio 1963), "Per secoli, com'è noto, questa scienza [la metrica] è stata considerata uno degli elementi fondamentali della retorica e, come tale, e stata fatta oggetto di cure particolari da parte dei maestri di scuola e dei poeti. Ora, al giorno d'oggi, non c'è quasi più nessuno che se ne occupi" (poi in "Preistoria dell'endecasillabo", Ricciardi, 1963); chi esattamente trent'anni dopo, ripetesse tale giudizio, rischierebbe del suo. All'oramai ben equipaggiato fronte s'aggiunge ora il manuale di Sandro Orlando; che ha molti pregi. Innanzitutto quello d'aver escogitato una distribuzione e sequenza del materiale chiara e semplice, usando sia l'ordine alfabetico, sia la divisione tradizionale in grandi capitoli ("Istituti metrici", "Versi italiani", ecc.), sia la minuta suddivisione generale in paragrafi e paragrafetti coi numerini, cara ai linguisti. Il risultato è d'un'efficacia rara: questo è un vero manuale, agilissimo, consultabilissimo, non solo dagli addetti. Insieme Orlando è riuscito a tener fermo un rigore scientifico ineccepibile con sapiente adibizione degli esempi in versi e soprattutto delle citazioni dai manuali-trattati maggiori (da Antonio da Tempo a Beltrami), cui rinvia solo dopo l'offerta di un azzeccato e invitante assaggio.
Alla confezione di una (non tanto) piccola enciclopedia del verso italiano, l'autore coerentissimamente sacrifica tutto: via le discussioni su "metro" e "ritmo", su "verso" e "scansione", via insomma il redde rationem con le teorie, che so, di Halle & Kayser o con i contributi di Bertinetto, e ogni altra implicazione teorica o poetica. Manuale doveva essere e manuale è. Via, persino, interi campi come quello dell'"allitterazione", che pure da tempo sono stati occupati dai metricologi. Ridotta al minimo - senza un confronto con le proposte-Mengaldo ("metrica libera", "metrica liberata") - la voce "verso libero". Pochissime poi (se ho controllato bene) le sviste. Eccone una: il serventese incrociato (p. 174) non è composto di endecasillabi a rima "incrociata" ma alternata (ABAB), dal momento che nel Trecento e dintorni sia Antonio ('serventesius simplex cruciatus') sia Gidino ('serventese incroxato') usavano, giusta la tradizione francese, "rima incrociata", per ciò che noi chiamiamo "rima alternata". Ma si fa più presto a sfrucugliare simili cantucci che a discutere le belle e sintetiche voci ampie (in ispecie quelle di valenza musicologica, sempre bibliograficamente aggiornatissime). Lo farò con un augurio: che le voci maggiori e più correnti (sonetto, endecasillabo, ecc.) con gli esempi annessi possano anche far breccia in una scuola elementare e media, tetragona all'ondata di nuovi studi tecnici, convinta ancora (spesso sulla scorta di un primo Ungaretti letto male) che poesia sia scrivere parole come vengono, schiacciando ogni tanto il tasto dell'a capo, in barba ai diretti interessati (Eliot, Montale: non c'è poesia senza forma), e ferocemente avversa - come a una proposta scandalosamente repressiva - all'idea di imparare, con profitto e gratis, metrica e poesia in un colpo solo: con la memoria.

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