Andrea Zanzotto, nato a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, nel 1921, è stato uno dei grandi poeti del nostro tempo, ma meglio ancora si potrebbe definire uno dei grandi della letteratura del Novecento, in ambito non solo italiano. La sua opera è stata pressoché integralmente pubblicata da Mondadori, fin dal 1951, dunque dal suo primo esordio, avvenuto con la raccolta poetica Dietro il paesaggio. Dopo le verticali accensioni liriche dei primi libri, Zanzotto si è spostato verso una direzione più aperta e "sperimentale", come in La beltà (1968), che ne ha affermato la centralità nel panorama poetico contemporaneo. Altri due momenti importanti della sua opera sono quelli della poesia in dialetto, soprattutto in Filò e nella "trilogia", iniziata con Il galateo in bosco e proseguita con Fosfeni e Idioma.
Tutta la sua opera poetica (e parte dell'opera in prosa) è compresa nel Meridiano Le poesie e prose scelte (1999). Nel 2001 escono l'opera di poesia Sovrimpressioni e Scritti sulla letteratura (che comprende Fantasie di avvicinamento e Aure e disincanti nel novecento letterario). Successivamente: Sull'Altopiano. Racconti e prose (1942-1954) con un'appendice di inediti giovanili (2007) e i dialoghi Eterna riabilitazione da un trauma di cui s'ignora la natura (2007), Viaggio musicale (2008), In questo progresso scorsoio (2009).
Il paesaggio è al centro dell’universo poetico costruito da Andrea Zanzotto nel corso di una vicenda letteraria che si è dipanata lungo tutto il Novecento e che ha portato la critica a definirlo “poeta più cospicuo della quarta generazione” e “poeta ctonio”. Un corpus poetico che ha attraversato il “secolo breve” come un carso, seguendone le asperità e diluendone il dramma in un poetare che è a un tempo feriale e profondissimo, intimo e universale.