18 novembre 1911 - 14 giugno 2000
Esordì giovanissimo con Sirio (1929) e Fuochi in Novembre (1934), in cui, dietro un tono ironico e giocoso, traspare già l’inquietudine che caratterizza l’opera matura. La sua poesia, lontana dalle forme ermetiche, intima e personale, è fedele a un numero ristretto di temi e immagini: l’infanzia, la casa e la famiglia, il paesaggio emiliano, il tempo, la malattia, la morte. Nel 1951 uscì La capanna indiana (premio Viareggio), poemetto «impressionista» dalla trama esile, giocato sul colore, la luce, le atmosfere rarefatte rese con raffinato gusto pittorico. Nel suo capolavoro, Viaggio d’inverno (1971), la poesia è chiamata ad addolcire l’ansia quasi ossessiva, la percezione dolorosa dello scorrere lento e inesorabile della vita, colto attraverso improvvise epifanie. Verso e sintassi si fanno più audaci, fino a raggiungere soluzioni personali in cui il discorso poetico sembra dilatarsi all’infinito. La spinta verso la narrazione porta al romanzo in versi La camera da letto (pubblicato in due parti 1984 e 1988, premio Viareggio), in cui B. racconta la storia della propria famiglia sdoppiandosi in due entità distinte: il protagonista e il narratore. Le ultime raccolte, Verso le sorgenti del Cinghio (1993) e La lucertola di Casarola (1997), affiancano componimenti recenti e poesie giovanili. Intensa la sua attività di saggista e critico di letteratura, arte e cinema – in parte raccolta in Aritmie (1991) e Ho rubato due versi a Baudelaire (2000) – svolta attraverso una lunga collaborazione con radio, televisione, quotidiani e riviste. Importanti anche la sua opera di traduttore (Balzac, Baudelaire, Wordsworth, D.H. Lawrence, Hemingway), condensata nel volume Imitazioni (1994), e quella di consulente editoriale: diresse per Guanda la collana di poeti stranieri «La Fenice» e, per Garzanti, curò la ricchissima antologia Poesia straniera del Novecento (1958).