Anna Achmatova è stata una delle più importanti poetesse russe. Fece parte della Corporazione dei poeti, il gruppo acmeista capeggiato da Gumilëv, suo primo marito. Esordì con due volumi di liriche (Sera, 1912, e Rosario, 1914), che dell’acmeismo riprendevano il gusto per una poesia dal lessico compatto e dai precisi contorni architettonici. L’originalità dell’A. si rivelò nel taglio discorsivo e intimistico delle sue poesie, quasi sempre imperniate sugli aspetti dimessi e quotidiani dell’amore. Dopo la pubblicazione di Lo stormo bianco (1917) e Anno Domini MCMXXI (1922), in cui compaiono spunti di poesia civile e religiosa, la A. serbò, per ragioni politiche, un lungo silenzio, solo a tratti interrotto da liriche dense di malinconia e angoscia per gli orrori della guerra (Da sei libri, 1940). Nel 1946, accusata di estetismo e disimpegno politico, venne espulsa dall’Unione degli scrittori sovietici. Fu «riabilitata» nel 1955 in clima di disgelo. La sua ultima opera di rilievo, Poema senza eroe (composto in più riprese dal 1942 al 1962 e pubblicato solo parzialmente in Unione Sovietica), è un coraggioso tentativo di conciliare l’intimismo delle liriche giovanili con una più ampia e drammatica visione della realtà e della storia.