(Kislovodsk 1918 - Mosca 2008) scrittore russo. Laureatosi in matematica all’università di Rostov sul Don, combatté nella seconda guerra mondiale raggiungendo il grado di capitano d’artiglieria. Nel 1945, per un’allusione a Stalin contenuta in una sua lettera, fu arrestato e condannato a otto anni di lager, ma allo scadere della pena, fu recluso per altri tre anni. Rilasciato nel 1956, fu riabilitato e autorizzato a stabilirsi a Rjazan’, dove insegnò matematica e cominciò a scrivere. La pubblicazione, nel 1962, del suo romanzo breve Una giornata di Ivan Denisovic sulla rivista «Novyj Mir», costituì un evento politico, oltre che letterario, della massima importanza: per la prima volta, nella letteratura sovietica, si parlava esplicitamente della realtà dei campi di concentramento stalinisti. Il romanzo rivelava inoltre un autentico temperamento di scrittore, che autorizzava il diffuso paragone con il Dostoevskij delle Memorie da una casa di morti. La suggestione del racconto deriva dall’ossessiva ma sdrammatizzata minuzia con cui è descritto lo squallore quotidiano della vita nei lager, dove l’istinto di sopravvivenza tende a cancellare ogni impulso di umanità. Nei successivi romanzi Divisione cancro (1968) e Il primo cerchio (1969), la testimonianza di S. a carico del terrore stalinista si è fatta via via più esplicita e drammatica, anche se forse meno risolta in messaggio poetico. Questi due romanzi, così come le numerose opere seguenti, hanno potuto essere pubblicati solo in Occidente. Nel 1970 a S. è stato assegnato il premio Nobel per la letteratura.Convinto che nelle fasi di grande e rapida trasformazione, come nel caso delle rivoluzioni, la verità storica sia più accessibile al poeta che allo scienziato, S. si è impegnato nella realizzazione di un immenso ciclo «polifonico» dal titolo La ruota rossa, che attraverso la ricostruzione storico-letteraria di brevi segmenti di tempo, basata sulla consultazione di ampio materiale di archivio, si proponeva la conoscenza della natura e del corso di quella «svolta nella storia universale» che è la rivoluzione russa. Con Agosto 1914 (1971), «primo nodo» del ciclo, S. ha rivolto la sua attenzione soprattutto agli avvenimenti militari che all’inizio del primo conflitto mondiale preannunciavano il disfacimento dell’esercito russo (nel 1984 comparirà il «secondo nodo», Novembre 1916, sorta di enciclopedia della vita russa alla vigilia della rivoluzione, cui seguirà, nel 1986, il «terzo nodo» dedicato al Marzo 1917).Leader carismatico del dissenso intellettuale sovietico, S. si è presto distinto dalle posizioni di semplice denuncia delle illegalità staliniane per giungere a un’aperta contrapposizione ideologica al regime comunista, con accenti che ricordano il panslavismo del sec. XIX. Emarginato in patria, oggetto di mitizzazione messianica presso gli oppositori del regime, S. è stato espulso dall’URSS nel 1974 in seguito alla pubblicazione all’estero dell’opera in tre volumi Arcipelago Gulag (1973-78), colossale raccolta di dati sulle deportazioni e i lager dell’epoca staliniana, che S. ha potuto portare a termine dopo undici anni con l’aiuto di compagni di prigionia e di amici. Stabilitosi inizialmente a Zurigo, vi ha pubblicato le memorie letterarie La quercia e il vitello (1975) e Lenin a Zurigo (1976), dove amplia e approfondisce i capitoli consacrati al protagonista in Agosto 1914, delineandone un ritratto di straordinaria vivezza. Frattanto, ha continuato la sua intransigente requisitoria contro i metodi neostalinisti dell’URSS (Discorsi americani, 1976). Nel 1976 si è stabilito nel Vermont (Stati Uniti), dove ha ripreso a lavorare alla Ruota rossa. Ha pubblicato Tre storie (1986) e nel 1990 il pamphlet Come ricostruire la nostra Russia? In quello stesso anno il governo russo gli ha restituito la cittadinanza e ha autorizzato la pubblicazione delle sue opere. Nel 1994 S. è rientrato in patria. Tra le opere più recenti si ricordano Ego (1995), La Russia al collasso (1998).