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Il fascino del libro deriva prevalentemente da quelle che sono le caratteristiche centrali della narrativa latino-americana: la capacità di traslare in un contesto realistico gesti e rituali sospesi in un’atemporalità magica e surreale, la funzione vitale delle storie nel loro continuo proporre ed evocare la dimensione collettiva della cultura. Come in un gioco esasperato di ombre e di luci, di angeli e demoni, di posseduti o presunti tali, pagina dopo pagina la Studart ci presenta un affresco di personaggi che si concentra nella cornice cupa di una ricca dimora. Si tratta essenzialmente di un microcosmo femminile, in cui la figura dell’anziana matriarca esercita il proprio potere, cercando di puntellare i valori della tradizione. Ma nell’ostinato ed austero tentativo di sottrarre figlie e nipoti all’effetto contaminante dei nuovi modelli sociali, di fatto provoca in loro la disperata ricerca di un gesto in qualche modo liberatorio o il rancore di un mancato riscatto. Una saga intensa che la Studart, cantrice dell’esperienza femminile, attinge dalla propria terra con scetticismo e potere visionario, mettendo sotto esame una civiltà. E lo fa affidando la narrazione delle vicende a Marina, una ragazza indomita ed audace, la quale ci offre un punto di vista sulla realtà duro ed amaro, ma al tempo stesso palpitante di aneliti e passioni. Una profonda intuizione sul raccontare ne sostiene la voce, la nutre e la fa risuonare, come un’adolescente precocemente invecchiata in un ambiente familiare, di cui la sua presenza ed il suo temperamento rendono palese l’inadeguatezza. Non manca nulla perché il romanzo affascini il lettore : ci sono crudeltà, amore, sofferenza, bellezza incantevole e mostruosità inguardabili. Nemmeno la scioltezza accattivante di una scrittura capace di trasmettere emozioni e commozioni, di farci entrare nelle storie fino a trovarci prigionieri di un incanto.
Costa Nordorientale del Brasile: la capostipite dei Carvalhais Medeiros - donna Menina - domina dall'alto dei suoi quasi cent'anni uomini e territori, oltre alle tante donne di famiglia. Tra queste la nipote prediletta, destinata ad ereditare l'intera fortuna di famiglia: Marina l'asmatica, una mosca bianca che in presenza della matrona non abbassa lo sguardo, non teme di dare risposte errate, non teme la l'anziana nonna. Attorno a lei una pletora di personaggi, dalla madre in continuo conflitto con la zia Nini per contendersi l'eredità che ritiene le spetti di diritto, alla frivola e leggera sorella Dalva, dall'amato Joao incarcerato per sovversione e che mai potrà contraccambiare l'amore di Marina, a Gegè, guardia carceraria dal cuore tenero. A smuovere dalla sua apparente immobilità il futuro di Marina l'arrivo improvviso di uno straniero muto e misterioso, che riceverà accoglienza e protezione nella villa dei Carvalhais Medeiros. La sua straordinaria bellezza stregherà più di una delle donne di famiglia, cambiandone per sempre i destini. Una saga familiare di forte impronta sudamericana quella narrata dalla Studart, che incrocia sentimenti eccessivi a denunce politiche del Brasile del tempo, il tutto sul costante sfondo del dramma di Marina, incatenata ostinatamente ad un amore impossibile, con quella testardaggine che da sempre la caratterizza. Edito Marcos Y Marcos, La libertà è un passero blu è un buon romanzo tutto al femminile che si legge in fretta, facendo respirare le atmosfere colorate e decadenti di uno dei paesi più affascinanti e poveri del pianeta. Piacevole. Un film ispirato a questo romanzo potrebbe certamente avere senso, anche se gli esempi di pellicole tratte dai capolavori della letteratura sudamericana realizzati fino ad oggi non abbiano dati risultati notevoli. Forse con un cast d'eccezione si potrebbe invertire la tendenza.
Con linguaggio e atmosfere che solo gli scrittori sudamericani sanno ricreare, ecco una storia dolcissima e al tempo stesso crudele, con diversi livelli di lettura. Si toccano temi importanti, al contempo con leggerezza e profondità. Magnifico.
Recensioni
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