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Descrizione


Qual è il rapporto tra la letteratura italiana e la nostra identità nazionale? Si tratta di una questione oggi resa urgente dalle recenti nuove proposte di riforma, emblematica quella del sistema scuola, ma anche dal crescente rischio sociale che le rivendicazioni identitàrie diventino occasioni di discriminazione culturale, economica e politica. Il problema viene affrontato alla luce dei lavori critici più recenti, restituendolo ad una prospettiva realmente interdisciplinare, e lanciando una proposta destinata ad animare un intenso dibattito: ragionare insieme su una nuova idea "creola" di letteratura.
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Dettagli

2009
16 febbraio 2009
334 p., Brossura
9788889987254

Voce della critica

Antropologia, sociologia e cultural studies hanno mostrato da tempo come ogni identità sia frutto di una costruzione, di una combinazione di elementi in sé aleatoria, ma storicamente fondata. Dagli anni novanta, a ridosso della crisi istituzionale e culturale che ha segnato il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, anche l'identità nazionale italiana è divenuta oggetto di analisi. Gli storici dell'età contemporanea hanno recuperato studi di sociologi e di antropologi, nonché modelli storiografici già collaudati a livello internazionale, per ricostruire il processo di elaborazione dei miti che hanno fondato la nazione, sviscerandone gli elementi costitutivi. Tra questi un ruolo centrale spetta alla letteratura, come già osservava Carducci nel 1874: "Quando il principe di Metternich disse l'Italia essere un'espressione geografica, non aveva capito la cosa; essa era un'espressione letteraria, una tradizione poetica". Gli storici hanno così cominciato a studiare la letteratura italiana per scopi diversi da quelli estetici, filologici o linguistici, secondo un modello molto più simile agli anglosassoni "Italian studies" che a quello dell'italianistica tradizionale.
Da circa un decennio anche gli studiosi di letteratura hanno cominciato a occuparsi del trinomio "letteratura identità nazione". Ritardo e subalternità sono segnali evidenti di crisi della disciplina, e in effetti, negli ultimi quindici anni, quello sulla "crisi della critica" è stato l'unico dibattito realmente appassionato (benché non necessariamente appassionante) tra i critici letterari italiani. Non casualmente, alcuni dei maggiori protagonisti di questo dibattito (Alberto Asor Rosa, Andrea Battistini, Giulio Ferroni, Guido Guglielmi, Romano Luperini) sono stati anche i primi a indagare il rapporto tra letteratura e identità nazionale, mettendo in evidenza quanto i due fenomeni siano connessi. La crisi del ruolo sociale della letteratura e del suo insegnamento deriva da quello di un modello di pedagogia nazionale ormai esaurito, e di cui la permanenza dell'"italiano" come principale materia dei curricula scolastici non è che un lacerto residuale.
"Oggi il binomio ['letteratura italiana'] concentra in sé una serie di crisi d'identità: della 'letteratura' nel momento della fine della modernità che l'ha fondata così come l'abbiamo conosciuta, dell'identità italiana sotto la pressione congiunta della costruzione dell'Unione europea, della rivendicazione delle piccole patrie e soprattutto dei massicci fenomeni di emigrazione prima e di immigrazione poi. E ancora, crisi della scuola e dell'università, i principali luoghi istituzionali di forza del binomio". Queste parole di Davide Dalmas sintetizzano con chiarezza le domande e i nodi problematici che percorrono i vari contributi del volume curato da Matteo Di Gesù, Letteratura identità nazione. Domande e nodi problematici che si rincorrono nei più interessanti saggi della raccolta: l'introduzionee il contributo monografico del curatore, i saggi di Stefano Jossa (autore, tra l'altro, di uno dei libri fondamentali della bibliografia sulla definizione letteraria dell'identità della nazione italiana: L'Italia letteraria, il Mulino, 2006), Davide Dalmas, Giuseppe Burgio e Domenico Conoscenti. Il libro non dà risposte, ma si configura piuttosto come un progetto di ricerca e di studio: d'altra parte, com'è evidente dai loro profili biografici, gli autori dei saggi più interessanti appartengono a una generazione appena entrata nel campo letterario, che spesso non ha ancora avuto accesso a quello universitario e che si è formata mentre i maestri dibattevano sulla crisi della critica.
Questi critici più o meno giovani ("giovani" in un senso meno anagrafico che di precarietà sociale) non hanno timore di far scontrare l'analisi delle radici ottocentesche dell'identità e della letteratura nazionali con l'attualità: un'attualità intesa non come schiacciamento sull'oggi, ma come posizione del tema politico e civile dell'"isteria identitaria" e del "nuovo nazionalismo postmoderno". Né si fanno scrupolo di adottare metodi ancora poco ortodossi nell'italianistica, importati dall'estero (come quelli che genericamente possiamo ascrivere all'etichetta di "cultural studies") o da altre discipline. Le proposte di rinnovamento teorico dello studio della letteratura italiana tracciate nella sezione che apre il volume (Questioni) sono messe a frutto nella seconda parte monografica: dagli interstizi del canone, o dalla sua collocazione in un contesto internazionale, emerge uno sguardo nuovo sulla nostra letteratura, mai disgiunto però da un rigoroso uso degli strumenti ermeneutici più tradizionali. Anna Baldini

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