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L'autore ricostruisce la vita di Maria Oliverio, una giovane donna calabrese nota con il soprannome di Ciccilla, che si unì ai briganti nella lotta per rivendicare la libertà dal regno sabaudo e il diritto di essere italiana. Maria è nata in una famiglia numerosa e povera, in cui le donne sono tessitrici e gli uomini si dedicano all'attività agricola. Sia gli uomini che le donne sono sfruttati e obbligati a seguire ogni tipo di imposizione, anche quella di cedere una figlia a chi non ne ha, se viene loro richiesto. Trasferitasi dalla zia per sfuggire all'odio della sorella, Maria impara ad amare la natura e a muoversi tra le montagne della Sila con passo sicuro, apprezzando la sensazione di libertà che se ne ricava. Il tempo scorre, Maria cresce e s'innamora. Nel frattempo, cominciano ad affermarsi tra i cittadini del regno borbonico nuove idee politiche e una voglia di rivalsa e di libertà. Siamo in pieno Risorgimento, gli equilibri politici saltano, anche il sud viene annesso all'Italia, ma tra le montagne è in atto una feroce guerra civile. Maria, ormai divenuta la temibile Ciccilla, sulla quale si diffondono buffe leggende, lotta in prima persona, non solo contro i soldati, ma anche contro la società patriarcale e prevaricatrice. "Italiana" è una storia familiare, ma non solo! Ci descrive con cura la società patriarcale, la fatica di sopravvivere con poco e sottomessi ai "cappelli", cioè ai nobili proprietari terrieri, che sono pronti a cambiar bandiera, pur di esser sempre dalla parte giusta, dalla parte di chi comanda, non perdendo così alcun privilegio. È poi, un un romanzo storico, che ci permette di rivivere i principali eventi di fine Ottocento, ed è infine un inno alla libertà di scelta e un omaggio a una figura femminile, oltraggiata da chiunque, ma coraggiosa e fiera combattente.
Malgrado le sinossi e le recensioni reperibili, per tre quarti il libro non parla quasi di brigantaggio: volendo ambiziosamente parlare d’un pezzo decisivo della storia nazionale, fa invece un’istruttiva raffigurazione della realtà non solo popolare meridionale di età borbonica e risorgimentale. È realistica e dettagliata infatti la rappresentazione della quotidianità d'una famiglia di braccianti-tessitori; interessante pure la visione non semplificata delle gerarchie sociali, con figure intermedie come i “mezzi cappelli”, con differenze di situazione pur all’interno dello stesso ceto, con le scarse ma esistenti possibilità di promozione sociale. In ciò Italiana ha qualcosa a che fare col romanzo storico e sociale del ‘900, ma usa un linguaggio contemporaneo, non ideologico, più intimo. Si parla da subito di “guerra civile italiana” ma anche di una comune storia nazionale, di una domanda di giustizia sociale soddisfatta solo nell’ultimo dopoguerra: insomma il romanzo è frutto di molte letture e ricerche (malgrado qualche anacronismo o svista), e si inserisce con personalità nei dibattiti degli ultimi decenni. Ma un romanzo storico di questo genere ha il dovere di rispettare i fatti o almeno di chiarire dove si è discostato dalle fonti: il finale è suggestivo, coerente col personaggio della protagonista, ma inventato, a tratti inverosimile; il percorso di suo marito, pisacaniano, poi garibaldino tradito e quindi brigante, disegna una parabola perfetta, ma non pare sia stato così lineare. Infine, soprattutto, il linguaggio della protagonista-narratrice, che ha frequentato la scuola elementare, è troppo colto e consapevole: sembra che a parlare non sia la brigantessa figlia di braccianti analfabeti ma una donna di oggi, che lotta per l’affermazione sociale, familiare e politica. La cosa paga in termini artistici, ma rispettare la sua “vera” voce, le sue idee probabilmente più istintive non avrebbe affatto sminuito il suo ruolo, sorprendente, di “antenata di tutti noi”.
Svolto all'epoca del Sud Borbonico e dell'unità d'Italia, il libro narra la storia di Maria, dapprima ragazzina in uno sperduto paesino della Sila dove la miseria, la disperazione costringono la sua famiglia e tutto il paese a vivere in condizione di sfruttamento e disperazione. Le vicissitudini la porteranno a diventare un brigante fornendo lo spaccato di un epoca a metà tra il desiderio di cambiamento e la disillusione, in un'Italia dove "non si era fatta l'Italia". La storia è molto piacevole ma, a parere mio, non è il miglior Catozzella... Ne consiglio comunque la lettura!!!
Recensioni
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