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Recensioni Le invisibili furie del cuore

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Boyne sceglie di raccontare questa piccola odissea usando la forza consolante e corrosiva dell’ironia, consegnandoci il ritratto commovente di un uomo in lotta. E suggerendoci che, se c’è una guerra da combattere, l’arma vincente è sempre il disincanto.

Molto prima che scoprissimo che aveva generato due figli con due donne diverse, padre James Monroe salì sull’altare della Chiesa di Nostra Signora Stella Maris, nella parrocchia irlandese di Goleen, nel West Cork, e accusò mia madre di essere una sgualdrina

Mi venne in mente la frase che aveva detto una volta Hannah Arendt a proposito di Auden, il poeta: “La vita ha reso palesi sul suo viso le invisibili furie del cuore”.Questa è la storia di Cyril Avery, anima bella venuta al mondo nella profonda Irlanda cattolica del 1945 e fin da subito alla ricerca di un posto nel quale potersi sentire a casa. Dopo la nascita, la madre sedicenne lo aveva consegnato a una monaca redentorista perché si occupasse della sua adozione, e Cyril era finito a vivere in una casa ricca, sotto la tutela di due genitori eccentrici, non esattamente affettuosi: cresceva così un bambino alla deriva, ancorato al mondo solo grazie all’amicizia con Julian Woodbead, passione infantile, primo e decisivo innesco che gli avrebbe fatto intuire l’uomo che era destinato a essere. Diventato adulto, in una ricerca ininterrotta della propria identità, Cyril viaggerà tra l’America e l’Europa incrociando le grandi paure collettive che hanno contrassegnato il Novecento, la cupa violenza dell’Ira, il dolore inaffrontabile dell’Aids. Boyne sceglie di raccontare questa piccola odissea usando la forza consolante e corrosiva dell’ironia, consegnandoci il ritratto commovente di un uomo in lotta. E suggerendoci che, se c’è una guerra da combattere, l’arma vincente è sempre il disincanto.)
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