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Il processo di Francoforte degli anni '60 contro alcuni criminali nazisti è solo una sottile cornice per il ritratto di Eva, figlia della guerra, ancora non del tutto consapevole degli orrori della Shoah con cui è invece improvvisamente chiamata a fare i conti; i ricordi affiorano con prepotenza parallelamente al suo lavoro di interprete delle testimonianze rese dagli ex prigionieri polacchi, costringendola a prendere definitivamente atto del suo passato. Tentativo di mettere a fuoco la condizione della gioventù tedesca del dopoguerra che si trova da una parte a dover fronteggiare un orrore dalla portata gigantesca e dall'altra a tentare di ricostruirsi una vita e una identità. La narrazione è appesantita da minuziosi particolari non proprio necessari e i personaggi di contorno sono piuttosto confusi: la sorella Annegret, ambigua ed inquietante, il controverso fidanzato ed i suoi ricchi genitori, il misterioso David Miller ebreo canadese, di origine tedesca. Ne viene fuori un impasto con intenzioni indubbiamente ambiziose ma non perfettamente realizzate e la documentazione storica è superficiale e insufficiente a dare credibilità al tutto.
E molto interessante lo consiglio vivamente
Quando leggo certi libri mi viene ad un certo punto la nitida visione della scrittrice /scrittore che stanno firmando il contratto con la casa editrice per un tot di pagine e quindi poi si devono ingegnare a raggiungere , quando scrivono, il numero prestabilito. L'idea che sta alla base del romanzo è quella, ormai abbastanza scontata, dei conti che i tedeschi hanno avuto difficoltà a fare con il proprio terrificante passato. Si cala questa problematica nella vita banale di una interprete dal polacco che viene chiamata a tradurre nel processo di Francoforte, un evento simile al processo di Norimberga, ma tenuto da giudici tedeschi e non internazionali. Ci perdiamo nella descrizione minuziosa della vita di una famiglia piuttosto umile, sappiamo tutto dei giochi del figlio piccolo o della malattia del cane e ogni volta ci sforziamo di trovare a questo un significato ( I tedeschi sono pietosi con gli animali ma non lo sono stati con gli ebrei?). Seguiamo le vicende della sorella che avvelena i bambini a lei affidati in ospedale (i tedeschi hanno un'anima cattiva anche in circostanze storiche diverse dal nazismo??) , affannandoci a ricercare il nucleo vivo della vicenda che tarda a rappresentarsi e quando si rappresenta appare sfocato, sempre oppresso da mille piccoli dettagli di cronaca spiccia che finiscono per farci anche un po' perdere la pazienza di bravi lettori. Alla fine, il crudo, sanguinoso, cruciale nodo problematico si tempera in un dramma interiore della protagonista che non riesce a d essere ben espresso, come se il compito che l'autrice si è prefissa fosse troppo arduo per le sue, pur affinate, doti di scrittrice.
Recensioni
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