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Nel 1909 Sigmund Freud, accompagnato da Carl Jung, che all'epoca era suo discepolo, intraprese il suo primo e unico viaggio negli Stati Uniti per tenere una serie di conferenze sulla psicoanalisi alla Carl University di Worchester, nel Massachusetts. Nonostante il grande successo di quella breve permanenza, negli anni successivi Freud ne parlò sempre come se, in quel periodo, avesse subìto un trauma. Definì gli americani "selvaggi" e imputò al suo soggiorno statunitense alcuni disturbi fisici che in realtà lo avevano colpito già molto prima del 1909. I suoi biografi tentano da tempo di chiarire questo mistero, domandandosi se all'origine di una simile reazione, altrimenti inspiegabile, vi sia stato un avvenimento sconosciuto. Prendendo le mosse da questo episodio realmente accaduto all'inizio del secolo scorso, Jed Rubenfeld costruisce questo suo primo romanzo che ha come assoluto protagonista il padre della psicanalisi.
La giovane Elizabeth Riverford, una ragazza dell'alta società newyorchese, è stata strangolata con una cravatta di seta bianca in un lussuoso appartamento che si affaccia su Central Park. Il proprietario dell'immobile, Gorge Banwell, uno degli uomini più ricchi e potenti di New York, è amico del sindaco, nonché costruttore del Manhattan Bridge: la raccomandazione, quidi, è di tenere la cosa nascosta. Il giorno successivo, però, un'altra ragazza, Nora Acton, subisce la stessa brutale aggressione di Elizabeth (stessa cravatta e stessi tagli sul corpo). Comincia la ricerca di quello che, a tutti gli effetti, sembra essere un serial killer. Delle indagini viene incaricato il detective Littlemore, figura simpaticissima per umanità e candore, "uno che non si lascia comprare"; al suo fianco, il giovane psicologo americano Stratham Younger, che ha in cura Nora, la quale, scampata all'aggressione, ha perso completamente la memoria. Younger chiede aiuto al "maestro" Freud per trattare il caso di isteria della giovane. Le sedute a cui la ragazza viene sottoposta portano alla luce ricordi spezzati, paure, segreti. Le indagini progrediscono: sbucano fuori misteriosi cinesi, le ragazze di un bordello, un cadavere che scompare dall'obitorio; Freud e il suo adepto si ritrovano al centro di un oscuro complotto volto a screditare le loro teorie.
In questo suo primo romanzo, Rubenfeld costruisce un complesso intreccio giallo senza perdere di vista i fatti reali: molti dei dialoghi sono tratti dalla corrispondenza tra Freud e Jung, gli eventi (delitti a parte) sono, con qualche deliberato anacronismo, tutti realmente accaduti, gli ambienti vengono magistralmente ricostruiti. La New York d'inizio secolo prende vita tra le pagine del romanzo con i suoi grattacieli, le strade ancora percorse dalle carrozze, la società esclusiva che gareggia in ricchezza e potere e gli equivoci e pericolosi bassifondi dickensiani. Ingegnoso e avvincente thriller che mischia l'invenzione letteraria a un'accurata ricostruzione storica, L'interpretazione della morte riesce a racchiudere Henry James e Edith Warton per la capacità di ritrarre Manhattan, Conan Doyle per la costruzione del plot e un protagonista straordinario, Sigmund Freud, la cui teoria psicanalitica si rivela una straordinaria forma di indagine per risolvere gli enigmi più complicati. Le teorie freudiane, l'amicizia-rivalità con Jung, i complotti e le indagini danno vita a un romanzo tanto divertente quanto interessante che scava negli abissi della mente alla ricerca del piacere che, come dice Freud è "un istinto perverso. Come il delitto".
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