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Karl Barth (1886-1968) è uno dei più noti teologi riformati dell’epoca moderna. Originario di Basilea (Svizzera), fu professore di teologia a Gottinga, Münster e Bonn. Nel 1935 dovette lasciare la Germania per la sua opposizione al nazismo e si ritirò a Basilea dove insegnò, fino al 1962, e morì. L’itinerario teologico di Barth è tripartito: anzitutto aderì alla teologia liberale e al socialismo religioso, quindi elaborò una teologia dialettica (critica) contraddistinta dalla sovranità di Dio e dalla libertà della grazia, infine elaborò una dogmatica ecclesiale centrata sulla cristologia che rimase incompiuta. Nell’ultima fase della sua vita Barth scrive così: “Tutto ci pare infinito: gioie e preoccupazioni, iniziative e insuccessi, possesso e perdita, tutte le nostre invenzioni - secondo noi infinitamente buone - e anche le passioni cattive”. Invece: “I nostri interessi e i nostri legami, per fortuna anche le incomprensioni e i pesi che ci gravano nel vivere insieme, già in questa vita vanno verso un punto in cui non significheranno più niente”. Così: “L’avere avuto una coscienza più chiara dei propri limiti è stato senza dubbio un cambiamento in meglio della mia esistenza in questi dieci anni. Per esempio, questa coscienza mi ha reso, con sorpresa mia e di coloro che mi conoscevano già prima, certamente più dolce, anzi, più pacifico e più incline a rendermi conto che, dopo tutto, ci si trova nella stessa barca con i propri avversari; più disposto anche a sopportare gli occasionali e ingiustificati attacchi, senza affrettarmi a difendermi, e in pari tempo, meno sollecito all’attaccare gli altri”. Il riferimento alla Bibbia richiede un atteggiamento preciso: “Se ci accostiamo alla Bibbia con le nostre domande (come deve essere il mio pensiero su Dio e sul mondo? come posso raggiungere il divino? che posizione assumere?) ecco che essa risponde: ma, caro mio, questi sono tuoi affari, non devi rivolgerti a me! La tua religione deve essere prev
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