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Anno edizione: 2022
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Modulando l’umorismo malinconico che è un tratto inconfondibile della sua straordinaria scrittura, László Krasznahorkai spiazza ancora una volta i lettori con un romanzo di terribile attualità, che parla di una piccola città ma ha il respiro universale della grande letteratura.
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Non è melancolia della resistenza, ma rimane sempre un autore ipnotico. Effettivamente sono 500 pagine estramente dense, non va mai a capo, periodi lunghissimi. È il suo stile, può essere pesante per chi dovesse iniziare ad apprezzarlo da questo.
Sicuramente tanti contenuti profondi e interessanti, ma non si può strozzare il lettore in una scrittura che per 500 pagine circa non ha nemmeno una pausa! Non c'è possibilità di prendere il fiato, così la lettura diventa sfiancante. Non ce l'ho fatta a finire il libro, diventava un supplizio,
Herscht 07769 László Krasznahorkai Ci sono voluti circa trentacinque anni perchè Krasznahorkai venisse pubblicato anche nel nostro paese, però, dall'uscita di Satantango in poi, per i lettori italiani l'appuntamento con i libri del grande scrittore ungherese si rinnova con cadenza quasi annuale grazie a Bompiani. Nel lungo racconto Herscht 07769, rispetto ai lavori precedenti, si fanno più espliciti i riferimenti all'attualità e più marcato un certo gusto per il grottesco. Il disgraziato protagonista Florian appartiene a buon diritto alla schiera degli indelebili personaggi che popolano i testi precedenti di Krasznahorkai, tanta è la maestria con cui è reso. Tra sbandati neonazisti, la musica di Bach, i lupi, la fisica quantistica e Angela Merkel (!), a dominare le pagine è sempre e comunque lo stile fluviale del “maestro ungherese dell'Apocalisse” (la definizione è di Susan Sontag), reso con la consueta maestria dalla traduttrice Dóra Várnai. Gaspare Subissoni
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