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scheda di Vittozzi, S., L'Indice 1992, n.11
Una parabola sul denaro - che, si dice, non fa la felicità - narrata con vivacità da un popolare giornalista e scrittore per l'infanzia. Guglielmo è un garzone di mugnaio, di buon cuore e molto ingenuo. Trova per strada, luccicante nella polvere, una moneta e se la mette in tasca. Appagato dal possesso dell'oggetto, e assolutamente ignaro della sua utilità come mezzo di scambio, la stringe in pugno e la mostra a tutti come un trofeo. Da quel momento, per Guglielmo cominciano i guai: padron Pietro, il mugnaio, dopo aver tentato inutilmente di farsi affidare la moneta, lo licenzia. Un mercante lo prende a servizio, ma solo per potergliela meglio sottrarre. Recuperatala grazie al fedele cane Fritz, Guglielmo incappa in nuove disavventure: maestrine, gendarmi, teppistelli, damigelle e banditi, da tutti si deve difendere. "Ah, Fritz, ma che cosa ci succede? Non appena vedono la moneta tutti ci dicono le stesse cose: che è falsa, che se fosse stata vera Ettore se la sarebbe presa, che non val nulla, ma che dobbiamo darla a loro!... La moneta, tutti la vogliono. Ma io invece, non la darò a nessuno". Ettore, un vagabondo che racconta di esser stato nell'esercito di Sua Altezza Serenissima, ma a cui nessuno crede, si rivela dunque l'unica persona onesta, che spiega infine a un Guglielmo incredulo il perché di tutti quei tradimenti e cattiverie: "Perché tutti vogliono diventar ricchi senza fatica, e dire una bugia non costa fatica". Per di più, nell'esercito regio c'è stato davvero, e quando vi torna, porta con sé Guglielmo come tamburino. E la moneta d'oro? Beh, lungo la strada, Guglielmo aveva incontrato un nobiluomo disperato: aveva tante monete d'oro, e ne ha persa una." Signor cavalier Battista, è questa, la moneta che avete perso?" domanda sollecito Guglielmo. Cosa pensate che abbia risposto, il nobiluomo?
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