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Anno edizione: 2010
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Questa è la storia vera di un ometto che sembra uno stinco di santo ma che in realtà è uno spietato truffatore e assassino. L’autore svolge una accurata ricerca storica e un’attenta analisi linguistica per ricostruire fedelmente le sordide gesta del Boggia, uomo furbo e feroce come una faina, ossessionato e soggiogato dal dio denaro, che compie le sue gesta scellerate a Milano e dintorni intorno alla metà dell’Ottocento ma potrebbe essere anche l’altroieri, perché questa storia fatta di menzogne, simulazioni, imbrogli e altre amenità - fatto salvo il suo cruento epilogo - non è diversa da quelle che si leggono troppo spesso nelle colonne di cronaca. Arricchito da bellissime fotografie d’epoca e da colorite frasi in dialetto milanese rigorosamente tradotte a piè di pagina, questo racconto avvincente e ben scritto è lo spaccato di un’epoca lontana e dei suoi usi e costumi così diversi da quelli attuali purché si escluda la perfidia umana che invece è rimasta sempre la stessa.
Siamo nella Milano della seconda metà dell’ottocento, un cittadino modello, pio e devoto, quasi un filantropo, un certo Antonio Boggia, è sempre prodigo nell’aiutare il prossimo, dando consigli, sbrigando faccende e a volte sostituendosi con procura proprio all’amico stesso per fargli un piacere. Tutto fila liscio fino a quando un notaio non si insospettisce….e tutta l’agghiacciante verità viene fuori. Alla fine si scoprirà aver ucciso quattro persone, per i cui delitti verrà giustiziato, diventando così l’ultima persona uccisa per pena capitale in Italia nel diciannovesimo secolo.
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