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Anno edizione: 2002
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Non è questione di fedi politiche, Drieu La Rochelle sapeva scrivere e dimostrava in ogni pagina che scriveva la propria intelligenza lucida e impietosa. Che si sia compromesso collaborando coi nazisti (ma al contempo aiutando alcuni intellettuali francesi di idee diverse dalle sue), e poi suicidato per sfuggire al processo e alla prigione, non toglie che alcune sue opere siano assolutamente fondamentali per capire il ventesimo secolo e quello in cui viviamo (male). Affascinante questo Fuoco fatuo, cronaca di una ricerca affannosa di senso nella vita, che è facilmente leggibile come confessione pressoché diretta di Drieu; un romanzo che tra l'altro fa presagire il tragico destino che l'autore sentiva incombere, diversi anni prima che l'apocalisse d'abbattesse sull'Europa. Ma a mio avviso questo romanzo, pur bello, non arriva alla devastante bellezza de La commedia di Charleroi, o all'intensità dolorosa di Cani di paglia. Comunque, un libro che merita lettura attenta e profonda meditazione.
Lettura fondamentale. dopo aver letto questo libro mi sono infatuato di La Rochelle. Alain è consapeole di aver terminato il proprio compito, dunque si uccide, col disprezzo per il mondo nel cuore. Alain, La Rochelle e Mishima...sono tra loro uniti da un filo sottile. da notare che la "morale" dell'intera vicenda ha unop squisito sapore nietzschiano. La Rochelle asserì che "Così parlò Zarathustra" è stato uno degli scritto più importanti per la sua formazioni umana e artistica.
Pubblicato nel 1931,quindi poco dopo le uscite degli Indifferenti ,Addio alle armi e L'urlo ed il furore ,si distanzia da tutti per l'osservazione più cruda ed onesta di una società decrepita ed alla deriva,di un mondo degradato e privo di valori "eroici". Alain,il protagonista,al contrario di noi,forse,non allontana la morte dai propri pensieri per vivere meglio e più liberamente,ma si sente invece più vivo e saggio spiandola in ogni segnale che essa invia attraverso le sensazioni del corpo e le fatalità del mondo esterno. Fuoco fatuo,ma soprattutto il suo seguito,Addio a Gonzague, ci spiegano che "C'e solo una cosa bella nella vita,la passione,e la passione si può esprimere soltanto con l'omicidio degli altri e di se stessi". Osservando nel retro di copertina la "Vertigo" di Spillaert,capiamo di trovarci in un paesaggio,un luogo di rifugio,dove possono celarsi i sentimenti,la rappresentazione della realtà,in un progressivo allontanamento dalla sfera fisica.Anche in Fuoco fatuo siamo spettatori di un salto,della straordinaria impresa di Alain:riprendere in mano la propria libertà,aderendo finalmente alle cose. Grazie Drieu,grazie Nimier.
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