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Anno edizione: 2018
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“Mia moglie va a fare la spesa: compra quello che ci serve e poi sceglie con cura le cose da lasciare nel frigo ad ammuffire.”
Felice è un uomo, un padre ed un marito che lotta con l’insonnia, con le perpetue richieste delle figlie al grido di “papoooo”, con un dente pulsante e con la fuga del frigorifero, esasperato dallo spreco costante di cibo.
Racconta le vessazioni che subisce e le sue più intime paure, giorno per giorno, in quello che diventa un vero diario.
Ad un certo punto, dopo l’ennesimo pacco di carote ammuffite, il frigorifero sparisce nel nulla. Zero. Scomparso.
Caro Andrea Serra e cari amici di Miraggi edizioni, ecco devo dirvi che, a ‘sto punto, mi son sentita come si sente un complice in un delitto, suppongo.
Se il mio frigorifero, d’un tratto, prendesse vita, temerei le reazioni più che la fuga.
Me lo immagino colpirmi alle spalle con una delle 32 soppressate sottovuoto che ivi ripongo dopo i miei soggiorni calabri. Per non parlare degli sbadigli dettati dalla mancante fantasia settimanale, dove più che l’ingegno può la fretta.
Dunque il frigo sparisce, il dentista è un matto ossessionato dagli alieni, le colleghe (uh le colleghe, per carità) tutte taglia 40, fissate con la dieta e con le tisane al pepe nero ed acido snellente-ventre piatto.
Al povero Felice non resta che dare un senso a tutto, iniziando con il Chi l’ha visto dell’elettrodomestico, che lo porterà fino agli inferi.
E in questo posto un po’ apocalittico, un po’ ibernante ed un po’ Agenzia delle Entrate, eccolo lì, l’elettrodomestico errante:
“Era il mio frigorifero che austero e divino mi disse: – Ora che anche tu sei nei ghiacci, posso rivelarti perché me ne andai. Far ammuffire carote, zucchine e uova è lo peggio peccato de lo mondo…
Che ad ammuffir prima di ogni cosa è la tua vita e la tua mente. Per questo tuo odor di muffa presi la via”.
Ora potrei star qui anche a dirvi se il viaggio è un sogno o se i sogni aiutano a viaggiare meglio, ma io non sono Marzullo e c’ho un frigo da sbrinare.
Leggete Andrea.
Che essere leggeri non è essere superficiali.
La leggerezza anzi la può usare solo chi sa andare anche fino in fondo.
Fino agli inferi, quasi.
Recensione di Natalia Ceravolo
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