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scheda di Mazza, D. L'Indice del 2000, n. 11
Di servizio al confine fra il 1939 e il '40, durante la mobilitazione militare volta a contrastare una possibile invasione nazionalsocialista della Svizzera, Max Frisch viene incaricato di redigere un diario. Pubblicati nel 1940, questi Fogli sono considerati la vera prima opera dello scrittore. Si tratta di un inizio significativo, innanzi tutto perché il testo rappresenta la rinascita del Frisch letterato, quello che nel 1937, con due romanzi all'attivo, aveva deciso di abbandonare la letteratura per dedicarsi all'architettura. Interessanti sono poi le considerazioni contenutistiche e di stile. Con il favore di un evento militare che invece di inserire la Svizzera nello scenario del conflitto pare circoscriverla come spazio sospeso, la forma del diario, tanto cara allo scrittore, si rivela ideale per cogliere la trama sottile di quel "resto" che sta al di sotto degli avvenimenti. Scorgiamo così retrospettivamente, in queste annotazioni, il Frisch dei romanzi maggiori, teso alla ricerca tutta interiore delle ripercussioni della guerra sui soldati incerti tra una quotidianità solo marginalmente scalfita dalla tragedia e il senso della loro presenza al fronte. Ma accanto traspare anche il polemico fustigatore della nazione, che ne rivisita i miti con il tocco dissacrante del dubbio. Come un cerchio che si chiude, questa opera prima rimanda all'ultima pubblicata dal-
lo scrittore, a quella sferzante "chiacchierata" teatrale intitolata Svizzera senza esercito? il cui protagonista, inequivocabilmente il giovane soldato del diario ormai anziano, fa i conti con la propria esperienza e se giustifica umanamente le illusioni sue e dei commilitoni mandati a "difendere le marmotte", è molto più caustico con uno Stato che nell'esercito vede un proprio fondante momento di coesione.
Donatella Mazza
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