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Anno edizione: 2018
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Un bel racconto lungo, con trama e personaggi forse un po’ stilizzati ma non banali. Non sarà forse un capolavoro, come invece si dice nella prefazione, ma certamente è un’opera (ed un autore) che vale la pena conoscere
Il romanzo d'esordio di Cappelli è un inaspettato cocktail di generi, come ben rilevato nella Nota di Pacchiano: thriller, spy-story, romanzo di formazione. Inaspettato perché Cappelli per me è sinonimo di divertissement, di raffinata leggerezza, di ricercata naturalezza. Dunque esiste un Cappelli un po' noir, e questo accresce la stima per un autore che già apprezzavo ai massimi livelli. La storia ha il sapore dell'ineluttabile, dell'incapacità di sottrarsi da parte del protagonista, che ad un certo punto realizza: "ebbi la sensazione precisa che tutto quello che mi era capitato fino a quel momento era il succedersi geometrico di qualcosa che avrei detto destino". Straordinario.
A trentanni dall'esordio, un esordio sfolgorante che fece clamore, riecco Floppy disk di Gaetano Cappelli. Mantiene, a rileggerlo, intatta la sua freschezza dovuta a uno stile dal ritmo sincopato, controllatissimo, sofisticato. Grande atmosfera, scritto ascoltando musica di Jon Hassel, a cui il libro viene dedicato. Un'attenzione maniacale ai dettagli, azione pura senza psicologismi. Nella sua bella nota Giovanni Pacchiano parla di Noir di formazione, e ricorda di aver sempre definito Cappelli, " il nostro piccolo Chandler". Prima, molto, che i noir diventassero di moda. Sarà di sicuro una piacevolissima sorpresa per tutti i suoi lettori che lo hanno conosciuto con le lunghe digressioni del suo capolavoro, Parenti lontani.
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