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Credo che sia un libro destinato a un lettore davvero attento, che riesca a estrapolare i messaggi che vuole dare l’autore usando la fiction letteraria. Attraverso i temi (il mondo tecnologico e consumista, l’alienazione, la confusione tra realtà e finzione) e i personaggi fittizi, sembra che si voglia denunciare la società contemporanea smascherandone le menzogne di cui è fatta. La contemporaneità si nota anche dal punto di vista linguistico e stilistico. Inoltre, è bene specificare che il libro rientri in una pentalogia ben organizzata di romanzi; che si incastrano tutti tra loro come se formassero un puzzle che bisogna completare per scoprire fino in fondo la storia dei personaggi.
Sono davvero perplessa. Due storie che corrono parallele incontrandosi sul finale, ma senza una ragione valida. Due vicende appiccicate insieme, delle quali oltretutto la prima ha un’evoluzione che dire scontata è dire poco, la seconda (quella della “dea” e di Iggy Pop) è del tutto fine a se stessa. In comune solo il protagonista, caratterizzato miseramente come del resto tutti gli altri personaggi. Spero ci sia qualcosa che non ho capito.
Penso che ce ne voglia per non capire la poesia di questo libro! E' uno dei miei preferiti in assoluto. Forse non avete letto A Perdifiato, il libro precedente? BELLISSIMO. covacich sei un grande!!!
Recensioni
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«Devo restare sveglio finché non si addormenta. Quando la prendo in braccio per portarla a letto, Fiona è come un grosso gatto, dà sempre l’impressione di essere vigile, pronta a scattare, anche se ronfa. Il che mi regala l’illusione che i bacini sul collo non siano proprio un furto. Magari anche lei mi lascia fare, mi dico.»
La nostra vita è costantemente osservata da telecamere che, per i più svariati motivi di sicurezza e controllo scrutano i movimenti di tutti e spesso fanno di più: li registrano e li possono ritrasmettere a comando. Dalla banca all’ufficio postale, dal negozio di lusso al supermercato quel ronzio ci segue come una velata minaccia. E invece ci siamo abituati a questa presenza che consideriamo ormai quasi tranquillizzante. Forse ci piace? in qualche modo ci fa sentire protagonisti? non ne percepiamo più l’aspetto inquisitorio? Fiona non sente tutto questo, Fiona non ama essere osservata, lei è una bambina difficile, provata da un’esperienza di vita (così breve la sua vita e già così sofferta) che la induce a diffidare dei rapporti interpersonali, a mordere e graffiare, a scansare i contatti fisici, a evitare persino le parole, a rifiutare l’affetto di quel nuovo papà italiano, Sandro, che la vorrebbe abbracciare e baciare sul collo. Fiona non sa chi sia davvero quell’uomo che le sta accanto insieme alla moglie, Lena, una vice-mamma non haitiana (la seconda, come scopriremo più avanti).
Ma il lettore capisce, pagina dopo pagina, che dietro a una facciata borghese e apparentemente inappuntabile si nasconde tutt’altra personalità: l’ideatore di un programma televisivo senza scrupoli, Habitat (praticamente identico al Grande Fratello) in cui 24 ore su 24 sono osservati con impietose telecamere alcuni ragazzi e ragazze che devono organizzare la convivenza quotidiana, affrontando contemporaneamente il giudizio del pubblico in un gioco a eliminazione che lascerà sul campo un vincitore.
Sarebbe da sviluppare a questo punto il discorso del rapporto tra realtà e finzione in questo contesto: quanto di vero c’è nel reality show organizzato da manipolatori che inventano giorno per giorno i protagonisti “veri” del loro programma? quanto invece le immagini in diretta osservate dal pubblico sono falsate, guidate?
Covacich fornisce una sua risposta a questi interrogativi, così come allarga le domande a un’altra faccia della medesima società “malata”: la violenza che si nasconde nell’animo di tutti e che in alcuni cerca di prendere il sopravvento. Una violenza che per lo scrittore è forse più autodifesa che aggressione.
di Giulia Mozzato - A cura di Wuz.it
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