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Yvonne Sherratt restituisce il clima culturale e i retroscena politici degli anni più bui della nostra storia, e ci rivela come grandi intelligenze abbiano potuto cedere all'abiezione.
Durante gli anni cupi dell'ascesa del regime nazionalsocialista, mentre figure di spicco come Theodor Adorno, Max Horkheimer, Walter Benjamin, Ernst Cassirer, Hannah Arendt, Karl Löwith, Edmund Husserl, Kurt Huber e altri furono ridotti al silenzio o costretti all'esilio, filosofi eminenti come Martin Heidegger, Carl Schmitt, Alfred Rosenberg, Wilhelm Grau e Max Boehm contribuirono nel dare al nazismo quella facciata di rispettabilità di cui aveva assoluta e radicale esigenza. Filosofi, scrittori, scienziati, storici, rafforzarono così ideologicamente e politicamente il regime hitleriano, ne ispirarono e giustificarono le azioni. Fu anche grazie al loro zelante e talora incondizionato appoggio che il nazismo potè attuare il suo programma criminale quasi per intero. Frutto di anni di scrupolose ricerche negli archivi internazionali, I filosofi di Hitler è un'efficace e illuminante ricostruzione del complesso rapporto tra quegli uomini e il nazismo, descrive il loro profilo etico e intellettuale, scandaglia le loro vicende umane fin negli aspetti meno noti e più torbidi. Yvonne Sherratt restituisce il clima culturale e i retroscena politici degli anni più bui della nostra storia, e ci rivela come grandi intelligenze abbiano potuto cedere all'abiezione.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Segnalo due gravi inesattezze e un infortunio. Prima inesattezza: la Germania non dichiarò guerra a Francia e Gran Bretagna, come affermato, piuttosto accadde il contrario; seconda inesattezza: Machiavelli non andò in esilio dopo aver perso l'appoggio dei Medici... Andò proprio a seguito del ritorno dei Medici a Firenze dopo la parentesi repubblicana, le cui sorti politiche Machiavelli aveva diretto a seguito della fuga dei Medici (Piero Soderini gonfaloniere). Inoltre bollare Ernst Junger come <<scrittore nazista>> mi sembra proprio una sciocchezza. Da un libro di storia ci si potrebbe aspettare più accuratezza.
Al netto del non riuscito tono narrativo (certi incipit risultano del tutto inutili se non ridicoli), il libro racconta, con tono accusatorio biografie di filosofi che furono ferventi nazisti, ma anche di grandi pensatori vittime del nazismo. Utile come base di partenza per ulteriori ricerche (utilissima la bibliografia). L'indulgenza e la minimizzazione dell'accademia cattedratica italiana sul passato e il caparbio rifiuto di una autocritica politica di Heidegger, Junger o Schmitt, dopo la lettura, risultano ancora più intollerabili operazioni di ipocrisia.
Recensioni
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