"Attore statunitense. Si iscrive ai corsi dell'American Academy of Dramatic Art dopo aver abbandonato gli studi universitari, e comincia a calcare le scene nel 1924, ottenendo subito molti consensi. Arriva a Hollywood mentre il cinema sonoro è ai primi passi e servono attori dalla voce impostata. Dopo alcune apparizioni in vari cortometraggi, esordisce direttamente nel grande cinema come protagonista di Up the River (1930) di J. Ford. Fornisce la sua prima grande interpretazione con Potenza e gloria (1933) di W.K. Howard, confermandola subito con Vicino alle stelle (1933) di F. Borzage. In seguito è impareggiabile interprete di Furia (1936) di F. Lang, San Francisco (1936) di W.S. Van Dyke ii, Capitani coraggiosi (1937, Oscar) di V. Fleming. «Oh, oh, pesciolino non piangere più, oh, oh, pesciolino non pianger mai più», canta nei panni dell'indimenticabile marinaio di quest'ultimo film, mentre tenta di liberarsi da un cavo assassino che lo trascina verso il fondo. Per un paio di generazioni quell'infantile ritornello verrà associato alla figura di questo attore impagabile del cinema americano, che nella sua non lunghissima carriera alla fine reciterà in quasi novanta film. Diceva di lui L. Barrymore: «T. sembrava che non facesse mai niente. Recitava con tale sommessa diffidenza che per me costituiva sempre una sorpresa osservare, più tardi, come egli avesse fatto più impressione di tutti quelli che parlavano più forte». Un ritratto calzante di un attore che nei film sembra essere lì per caso, sia nelle vesti del prete di La città dei ragazzi (1938, Oscar) di N. Taurog, sia in quelle del ranger di Passaggio a Nord-Ovest (1940) di K. Vidor, oppure in quelle doppie e inquietanti di Il dottor Jekyll e Mr. Hyde (1941) di V. Fleming. T. possiede in realtà un registro drammatico che gioca su una frequenza infinita di sfumature, tali da farlo sembrare sempre sotto le righe mentre invece emana una grande forza espressiva. Il suo è un modo di recitare che si incolla perfettamente al personaggio e che per più di trent'anni costituisce l'ossatura della sua maschera drammatica. Passa indifferentemente e con lo stesso piglio quasi indolente dal film d'azione, come Joe il pilota (1943) di V. Fleming, o Missione segreta (1944) di M. LeRoy; al western, Mare d'erba (1947) di E. Kazan, o La lancia che uccide (1954) di E. Dmytryk; alla commedia, Il padre della sposa (1950) di V. Minnelli; oppure a vere e proprie pièce comiche come Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (1963) di S. Kramer. Il suo personaggio è guidato da valori elementari, è semplice, moralmente tenace, di grande equilibrio e di spiccato altruismo. E tuttavia di tanto in tanto ha qualche guizzo di trasgressione, qualche spunto di inopinabile durezza che sembra venir fuori dalle profondità dell'inconscio. T. è così anche nella vita. Separato dalla moglie, ma non divorziato per ferrea coerenza con il suo credo cattolico, affoga spesso la propria solitudine nell'alcol. Il suo rigore morale gli impedisce di vivere fino in fondo la sua indecifrabile storia d'amore con K. Hepburn, durata fino alla morte. Con la Hepburn recita in dieci film, alcuni drammatici, alcuni brillanti, in questi ultimi rivelandosi anche un finissimo attore di commedie sofisticate. Memorabili La donna del giorno (1942) di G. Stevens, Prigioniera di un segreto (1942) e La costola di Adamo (1949) entrambi di G. Cukor, La segretaria quasi privata (1957) di W. Lang, fino a Indovina chi viene a cena (1967) di S. Kramer, ultimo suo film. (el)"