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Anno edizione: 1996
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2016
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recensione di Pallotta, P., L'Indice 1996, n. 8
Dalla collana narrativa "Le porte" dell'editore Fazi ci viene data l'opportunità di accostarci a uno dei capolavori della letteratura russa dell'Ottocento, "Una famiglia decaduta" (1874) di Nikolaj Leskov, che, insieme a "Anni vecchi a Plodomasovo" e "Gente di chiesa", compone la grande trilogia delle "cronache" di Stargorod. Il decennio 1865-75 fu il periodo più fecondo dello scrittore, che pubblicò due altri capolavori, "L'angelo sigillato" e "Il viaggiatore incantato".
Dopo una giovinezza difficile, Leskov svolse diverse professioni, fra cui quella del giornalista; ebbe infine la possibilità di compiere lunghi viaggi, che gli consentirono di visitare gli angoli più sperduti della Russia, e da tali esperienze trasse un materiale ricchissimo che sarà poi rielaborato nei racconti e nei romanzi.Fu sostanzialmente un autodidatta, attentissimo alla realtà del suo tempo (gli anni di Nicola I e delle riforme di Alessandro II)."I libri - dichiarò - non mi hanno detto nemmeno la centesima parte di quello che mi ha detto il contatto con la vita".
Nel 1864 aveva pubblicato Senza uscita, un romanzo antinichilista, che gli procurò un pesante ostracismo da parte dell'intellighenzia radicale.In realtà, Leskov non ebbe un temperamento reazionario: se fu ostile all'astrattezza dei radicali, la sua profonda religiosità lo rese assai critico verso il sacramentalismo ortodosso e avverso a ogni forma di intolleranza. Per Leskov, erano prioritari i valori dello spirito, e cioè l'amore, la "bontà attiva" e la rettitudine morale: virtù che egli vedeva incarnate nei "giusti", uomini semplici e generosi, in contrasto con l'ambiente circostante e le autorità costituite (espressione questa di un "secolo bancario e stereotipato").Dal punto di vista spirituale, fu senza dubbio un "progressista", che amava la realtà in tutti i suoi molteplici aspetti, e ad essi guardò con fine ironia e sottile umorismo.Diede soprattutto una voce "precisa" a ciascun personaggio (creando cioè personalità discorsive distinte), servendosi di una scrittura orientata sul "parlato" (lo skaz), nella quale il pittoresco verbale non è mai di maniera (o lo è raramente): la sua prosa risulta plasticamente viva, di grande immediatezza e originalità lessicale, e non di rado perviene a un grado elevato di pathos.
Con "Una famiglia decaduta" Leskov ha inteso ritrarre una "cronaca" della Russia rurale negli anni antecedenti alle riforme e indicare una via d'uscita all'inerzia morale e all'astrattezza del radicalismo politico di quel periodo.La narrazione inizia col 1812 e si conclude col 1825, l'anno della rivolta dei decabristi. In essa peraltro emergono in modo esplicito i temi che contraddistinguono l'intera narrativa leskoviana: il rifiuto delle idee rivoluzionarie e del razionalismo in nome della rinascita morale dell'individuo; l'esaltazione della "carità attiva" e del sentimento religioso dell'esistenza.Protagonista del romanzo è la principessa Nikanorovna, che per Leskov è la personificazione della bontà pratica e della perfezione morale.Rimasta vedova, si dedica al benessere dei contadini (che renderà liberi) e a opere di bene. Sua antagonista è la contessa Choteeva, una donna nella quale prevalgono la bigotteria ipocrita, il calcolo e l'aridità d'animo: è cioè l'incarnazione del conformismo dei "tempi nuovi" e sarà lei a vincere, accusando la principessa di "mancanza di fede".Uno dei personaggi chiave è anche quello di "Don Chisciotte" Rogozin, un amico della principessa: una figura ricca di umanità, che per l'autore rappresenta il pràvednik (il "giusto"), che nella sua integrità morale e nella sua spontanea generosità è in contrasto con il potere costituito.
L'intera "cronaca" è affidata alla voce narrante della principessa Vera, nipote della Nikanorovna, che, non essendo una testimone diretta degli avvenimenti, li espone di seconda mano, per così dire, attingendo al racconto della dama di compagnia della nonna: una relazione, la sua, dal tono colloquiale, ricca di digressioni e di aneddoti, nella quale i personaggi hanno voce in maniera distintiva.
La narrazione, sottratta a ogni psicologismo, procede fluida e naturale, libera da una rigida costruzione romanzesca.Leskov era contrario all'intreccio, che giudicava artificioso: le situazioni narrative dovevano essere il più possibile aderenti alla realtà, al flusso continuo e imprevedibile che caratterizza l'esistenza.
Ciò che fa di Leskov un grande narratore non sono soltanto le sue straordinarie doti di prosatore, ma la sua capacità di creare figure umane di intenso rilievo, da lui rese vive e "parlanti". Il rifiuto del romanzo come genere gli ha consentito di dare alle sue pagine la mobilità e la verità della vita.
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