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Anno edizione: 2022
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Un'esistenza del tutto normale sconvolta da un terribile segreto del passato.
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Inverosibile, noioso e angosciante. Abbandonato a metà.
Questa volta non ci siamo. Ho deciso di leggere questo thriller, sulla scia di un libro precedente della stessa autrice intitolato "La moglie silenziosa" che mi aveva convinto. Ma in questo caso il mio parere è negativo. Dopo le prime 150 pagine ho fatto fatica a capire, mi è parso come di perdermi, di annoiarmi. Ho pensato di abbandonarne la lettura ma visto che non ho mai lasciato di leggere un libro a metà in vita mia, ho continuato, ma, come detto, stavolta no, non ci siamo.
Storia di due sorelle agli estremi opposti della scala sociale: Leigh è un affermato avvocato in uno studio legale di Atlanta, mentre la sorella Calliope (nulla a che vedere con la musa della poesia epica, figlia di Zeus, che ispirò Iliade e Odissea) è un relitto umano, super-drogata, pesa 43 Kg ed è ridotta a pelle e ossa, il suo corpo ricettacolo di ogni tipo di droga. Entrambe però sono perseguitate dal ricordo di un loro delitto commesso in giovane età, l’uccisione di un uomo (peraltro giustificata dal fatto di dover rintuzzare le sue brutali aggressioni sessuali). Entrambe si devono difendere da Andrew Tenant, che da piccolo fu testimone del loro delitto e che ora è pronto a ricattarle entrambe, soprattutto l’avvocato Leigh, che è incaricata di difenderlo in tribunale da accuse di stupro, violenza carnale e perfino uccisione di diverse donne, personaggio sadico e violento. Più che un romanzo è una horror story, in cui le due donne sono costrette a difendersi dalla violenza dell’ambiente che le circonda, soprattutto la povera Calliope, che vive negli slums dei sobborghi di Atlanta. Potrebbe essere un romanzo in difesa delle donne oppresse e discriminate, e come tale avrebbe una sua valenza sociologica. Ma qui la storia (peraltro contorta, confusa e mal raccontata) si trascina quasi senza una trama precisa e uno scopo. Sembra quasi una guida per drogati, nel racconto esteso di ogni tipo di droga, le loro proprietà, come iniettarsele e i loro effetti durante “l’estasi”. Non che il lettore voglia ad ogni costo un giudizio morale, ma qui si gira in tondo battendo sempre sullo stesso chiodo e senza un’apparente via d’uscita. Nomen omen: Slaughter (=massacro) non solo porta al macello i suoi personaggi, ma anche il povero lettore, che esce abbacchiato e distrutto da questa lettura. Peraltro un racconto esasperatamente prolisso che forse avrebbe avuto più successo se stringato.
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