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Evoluzione e religione. Un difficile rapporto - copertina
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Evoluzione e religione. Un difficile rapporto - copertina

Descrizione


Lasciando sullo sfondo le vicende storiche dei conflitti tra teoria darwiniana dell'evoluzione e credenze religiose, il libro si chiede se tra la teoria scientifica dell'evoluzione biologica e il nucleo teologico delle religioni vi sia o meno un'intrinseca, sostanziale incompatibilità. Rispondono un indologo e studiosi delle tre religioni abramitiche (teologi del cristianesimo cattolico e di quello valdese, un rabbino, un islamologo) facendo trasparire l'intricata venatura sociale e politica che percorre le trame del rapporto tra evoluzione e religioni.
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Dettagli

2015
21 maggio 2015
168 p.
9788843076260
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Indice

Introduzione di Saverio Forestiero

1. Capire l’evoluzione di Saverio Forestiero

2. Ebraismo e teoria dell’evoluzione di Gianfranco Di Segni

3. Modelli teologici della teologia cattolica che hanno resistito alle teorie evoluzioniste di Carlo Molari

4. Il Creatore, il caso e la necessità. La teologia di fronte a Darwin nel XXI secolo di Fulvio Ferrario

5. Scienza sacra e teoria dell’evoluzione di Yahya Pallavicini

6. Nascita, natura, specie e casta: i diversi significati del termine sanscrito j?ti di Gian Giuseppe Filippi

Voce della critica

  È un'opera a suo modo dovuta al pubblico italiano, e certamente importante, questo insieme di stimolanti contributi collazionato dal noto evoluzionista romano Saverio Forestiero e che soprattutto fa seguito a molteplici iniziative, con epicentro i fisici teorici romani imperniati su Marcello Cini o Giorgio Parisi, la Torino di Aldo Fasolo, la Firenze di Marcello Buratti, da libri collettanei e saggi specifici, incontri, convegni e stesura collegiale di atti. Già nell'introduzione e ancor più nel capitolo introduttivo, Forestiero fa il punto e traccia la rotta editoriale di questa opera agile e niente affatto accademica. Troviamo brevemente elencati cenni storici quali evenemenzialità e storia, ostacoli e travagli intellettuali sul tema dell'evoluzione e della sua delicata teorizzazione, "malintesi e misconcezioni", teologie e teleonomie, i dubbi sulla "progettualità del percorso evolutivo". Una succinta ma elegante e soprattutto estremamente attuale ricognizione su dove l'evoluzionismo, forse più in Italia che altrove, sia giunto in questo periglioso inizio di terzo millennio. Gianfranco Di Segni, noto e apprezzato neurobiologo che ha lavorato in prossimità culturale del gruppo coordinato da Rita Levi Montalcini, tratta di ebraismo e teoria dell'evoluzione, con una assai saporita menzione finale del pensiero del chimico Primo Levi. Il monsignor Carlo Molinari, già docente di teologia dogmatica nelle Università Lateranense, Urbaniana e Gregoriana, passa in rassegna i modelli teologici della teologia cattolica che hanno resistito alle teorie evoluzioniste, tra visione statica della realtà, ragione dell'opposizione, interpretazione letterale delle sacre scritture, modelli miracolistici e di creazione continua. Il paragrafo finale sul problema del male rimanda a un punto estremamente delicato della storia recente del pensiero europeo; sarebbe stato qui utile un rimando a quell'anno mirabile 1963 quando, quasi in contemporanea, apparvero due libri di grandioso successo editoriale: La banalità del male di Hannah Arendt e Il cosiddetto male di Konrad Lorenz, ciuffi germanici di un processo intellettuale doloroso ma necessario del dopoguerra europeo. Fulvio Ferrario (docente di teologia sistematica alla facoltà Valdese di Teologia di Roma) tocca alcuni elementi delicati e molto originali del pensiero del paleontologo e storico della scienza Steven J. Gould, analizza il pensiero del corrispondente di Darwin e di Asa Gray, botanico credente. Rispolvera con successo la figura di Pierre Teilhard de Chardin e finalmente critica con la necessaria asprezza le "ingenuità filosofiche" dell'ateo impenitente Richard Dawkins; conclude anche toccando con originalità la doppia crisi dell'antropocentrismo cosmologico e di quello ontologico. Il vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica italiana e ambasciatore Isesco per il dialogo delle civiltà Yahya Pallavicini, con un saggio con succosi rimandi etimologici, tocca anche lui il problema della creazione adamitica, della scienza nella tradizione islamica nei suoi rapporti con la conoscenza sacra e suddivide in posizioni: "classica", "concordista", "di evoluzione guidata" e infine "di lettura teista dell'evoluzione darwiniana". Ricorda che nella dottrina islamica tradizionale "l'evoluzione" o piuttosto lo sviluppo inteso nel senso spirituale rappresenta lo svelamento progressivo operato dall'attrazione divina verso le sue creature, non certo un semplice accrescimento quantitativo bensì l'"eliminazione dell'ignoranza che impedisce la conoscenza della realtà e la visione dell'unità e delle realtà eterne nella molteplicità del mondo". I diversi significati del termine sanscrito jati (nascita, natura, specie, casta), mostrando un Dio supremo dell'Induismo che "è eterno, ossia è fuori e al di sopra del tempo, è infinito, ossia è fuori e al di sopra dello spazio". Anche questo saggio, alquanto esaustivo, tratteggia con perseveranza tutti quei termini (con relative ed esaustive "traduzioni") presentati da Gian Giuseppe Filippi (docente di lingua e letteratura hindi all'Università Ca' Foscari di Venezia ). Chiude il libro un esaustivo indice analitico, da supporre delicata operazione editoriale del curatore Forestiero: che non a caso ha lasciato una impronta anche nella sua attività presso l'Enciclopedia Treccani. In conclusione il libro fa il punto anche nell'evoluzione italiana di oggi. Atto dovuto e fonte di salvezza, visto il maltrattamento e l'abuso pervicace che alcuni supplementi domenicali di quotidiani stanno facendo dell'evoluzionismo contemporaneo, e l'attività oltraggiosa soprattutto tesa a demolire le attuali scuole di pensiero italiane di cui ricordavamo all'inizio, apertamente vituperate anche in sedi onorevoli quali le sezioni culturali del quotidiano "La Repubblica". Laddove, tra panegirici anti-termondisti su Ogm e altri delicati argomenti "caldi" si ribadisce una visione pervicacemente faziosa della biologia contemporanea. Così, ulteriormente ci distanziamo da un modello centro-europeo di borghesia colta e davvero darwiniana, lamentandosi e stupendosi poi dell'assenza di classe dirigente nazionale in grado di avere una visione scientifica matura ed equilibrata, così utile per chi deve prendere quotidiane decisioni.   Enrico Alleva e Matilde Francia  

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