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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Dopo aver letto il magnifico "La scomparsa dell'Erebus" ambientato tra i ghiacci dei mari del Nord non vedevo l'ora di immergermi nuovamente nelle fredde atmosfere che Simmons sa ricreare, questa volta a ottomila metri sopra il livello del mare. Che dire, questa volta il romanzo mi appare sorprendentemente piatto (ironia della sorte visto l'altezza dell'Everest), un po' ripetitivo nelle descrizioni, nelle azioni e nelle scene (un continuo su e giù per i ghiacciai e le vette), le ultime 100 pagine poi sono davvero poco credibili, a dir poco raffazzonate e storicamente molto approssimative. Il finale poi è al limite del ridicolo, non il Simmons che io amo. Ovviamente romanzo sopra la media... ma da un autore di tale statura bisogna attendersi romanzi di più "elevata quota" narrativa... 3/5 di pura stima!
Romanzo che consiglio a tutti li appassionati di montagna,quelli veri,non i turisti. L'Everest è il vero protagonista,una presenza immanente per tutta la storia,sia quando è solo evocato sia quando incombe con la presenza maestosa e misteriosa. L'Autore è bravissimo nel creare atmosfere e aspettative molto intense,il lettore rimane in certi passaggi veramente incantato e la parte finale è magnifica e sorprendente. Il Male esiste ,fa parte della Natura e dell'uomo e va affrontato con coraggio e determinazione,senza paura o rassegnazione. Nessuna parete è impossibile da scalare e con sé,oltre a corde e ramponi,occorre portare sempre la fiducia di riuscire anche quando l'impresa sembra disperata. Assolutamente consigliata la lettura.
Mi è piaciuto molto anche se il sovrannaturale stavolta è del tutto assente. Grande lavoro di ricerca e preparazione,come al solito:Simmons ci porta in uno dei posti più inospitali del pianeta (nulla può vivere sopra gli ottomila metri)delineando molto bene anche i caratteri (affascinante quello di Deacon) e spiazzando qua e là il lettore con i suoi magici colpi di scena.
Recensioni
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Dan Simmons ha raggiunto una grande notorietà grazie alla saga fantastica de I Canti di Hyperion, una quadrilogia di ambientazione futurista considerata dai critici come l’opera epica più importante del Ventesimo Secolo. Eppure l’autore statunitense ha dimostrato negli anni grandi capacità narrative cimentandosi anche in generi diversi e lontani tra loro come ad esempio l’horror, il romanzo storico e il giallo.
Scrittore versatile, nei suoi libri ha saputo ben conciliare la tradizione con l’innovazione. Attento sempre agli schemi narrativi dei suoi contemporanei, non se ne è mai lasciato totalmente influenzare, anzi ha mantenuto sempre intatta una sua cifra stilistica.
Si tratta di una caratteristica che accompagna tutti i suoi romanzi: la capacità di attraversare le barriere del genere sperimentando nuovi modelli narrativi che spaziano dalla fantascienza all’horror.
Anche in questo suo ultimo lavoro, Everest. Alba di sangue, Simmons gioca con i generi e mescola il grande romanzo d’avventura con l’horror più cupo, quello che affonda le radici nel nostro inconscio e fa riaffiorare le nostre paure.
È l’estate del 1924 e una brutta notizia raggiunge sulla vetta del Cervino tre giovani alpinisti impegnati in una cordata: si scopre che l’inglese George Mallory e il suo compagno Andrew Irvine sono morti mentre cercavano di scalare la cresta nord-est dell’Everest.
La morte di Mallory e Irvine getta nella disperazione i tre alpinisti, soprattutto perché questi conoscevano le vittime con cui avevano condiviso tante scalate avventurose. Ciò che però crea ancora più sgomento è il fatto che oltre a loro due su quella cima ci fossero anche altri uomini di cui però non si conoscono più le sorti.
Si scoprirà in seguito che uno di questi è il giovane Lord Bromley, rampollo dei Tudor,
scomparso, secondo la madre, proprio durante una spedizione sull’Everest. Finanziati da Lady Wessex decisa a conoscere la sorte del figlio, i tre giovani alpinisti iniziano un’avventura sull’Everest per far luce definitivamente sul mistero, ridare pace una volta per tutte alla famiglia di Percy Bromley e coronare il sogno di scalare la vetta più alta del mondo.
È l’ estate del 1925, la febbre dell’Everest è al suo picco, la conquista della vetta più alta del pianeta è il sogno degli avventurieri di tutto il mondo. I tre scalatori, insieme alla cugina di Bromley, partono alla ricerca della verità. Anni e anni di preparazione e ora finalmente la possibilità di sfidare i propri limiti, la gioia di confrontarsi con un gigante della natura.
Dopo mille peripezie, durante la salita ci vorrà poco per rendersi conto che la morte del giovane rampollo non è stata un incidente e che qualcuno o qualcosa sta dando loro la caccia. Tanti sono i segnali che fanno presagire la presenza dell’Abominevole, cattivo presagio le numerose morti sospette, le scie di sangue ghiacciato e i brandelli di carne umana trovati lungo il loro percorso.
I tre intuiscono subito di non aver fatto i conti con la montagna della morte, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro…
Un giallo incalzante, la storia di un’avventura indimenticabile che affonda le proprie radici nell’inconscio dei personaggi e, come attraverso uno specchio deformante, fa riaffiorare le nostre inquietudini. Un romanzo da brividi, ma anche la rappresentazione della forza inesorabile della natura che ci mette costantemente di fronte ai nostri limiti. Simmons riproduce le nostre paure recondite attraverso un linguaggio realistico e curato che cattura l’interesse dei lettori per le ricerche dettagliate su di un tempo e su eventi sorprendenti. Un romanzo che coniuga bene la passione per l’avventura con gli elementi del giallo tradizionale.
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