Per come Dan Simmons ha concepito questo romanzo, verrebbe da pensare più a un genio del male che a uno scrittore. Con quale delizia ha costruito una macchina a orologeria che, nei momenti dovuti, inizia a fare scattare i suoi micidiali meccanismi. Tre alpinisti, nel 1925, raggiungono l'Himalaya per portare a termine la scalata dell'Everest. Ma non tutto è come sembra. Ognuno di loro ha un diverso progetto che è convinto, crede, di poter perseguire. Uno vuole davvero arrivare in cima, un altro ha promesso a una vecchia signora di trovare il corpo del povero nipote morto nel ghiacciaio, un altro ancora sembra avere una misteriosa intesa con una donna bellissima, comparsa improvvisamente al campo base. Nessuno di loro, però, ha fatto i conti con l'Eterna Signora dei Ghiacci, la Montagna della Morte. Il freddo inizia a svolgere il suo inesorabile lavoro: il moschettone gelato non si riesce ad aprire, la piccozza si incastra, il ghiaccio diventato nero per il sangue degli scalatori che non ce l'hanno fatta amplifica sguaiatamente il terrore e imprigiona qua e là una mano, un pezzo di corpo, una borraccia. Gli sherpa insistono nel non voler proseguire, raccontano la leggenda di bestie orrende avvistate in quei canaloni... Un giallo appassionante, ma anche un grande romanzo su come la natura possa essere affascinante, complessa e crudele.)
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