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"L'abbattimento delle cesure tra sacro e profano, bestiale e umano, libera le reliquie e i simboli prima imprigionati nelle classificazioni metafisiche; e in tal modo coralli, cuori, seni, mostri non trovano più posizione nel paesaggio personale. La scena è non più umana né divina, il divino vi appare come ciò che è ridimensionato rispetto all'umano, ma anche l'umano, senza l'aiuto dei precedenti recinti, smarrisce la possibilità di finire e la capacità di pensare l'inizio." (Rosa Pierno, 17 febbraio 2017)
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Autore:
Illustratore:
Editore:
Collana:
Anno edizione:
2017
In commercio dal:
20 febbraio 2017
Pagine:
24 p., ill. , Rilegato
EAN:
9788899868154
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Laura Bonaguro
25 giugno 2017
"E NON HO FINITO" Scivolano dalle dita luminescenti come impalpabile madreperla i canti di Maria Grazia Insinga. Sì, lei canta. Lo fa con dolcezza e incisione, con rabdomante capacità di scoperta. Sì, perché lei scava. Non stratifica soltanto immaginari, sogni, perle di sensi. Lei musica melodie di conoscenza, racconta segreti dell'umanità, dona fuoco ricevuto dagli dei in frammentazione apparente, dove si materializza il rovesciamento del tempo, il dirompersi di sponde linguistiche gravitazionali al seguito di impeti e assunti. Un qui e un altrove, un ora perché era (oppure è ancora allora lei lo dice/se lo chiede) un perdurare della raccolta indisturbata nel vento dell’essere. E poi il catalogare ogni percezione e persistenza di infinitesimo per nome, compresenti in lei, nel suo mondo, quanto somiglia al nostro (se si vuole) e quanto immortale la precisione dell’impossibile. Che il possibile non è una possibilità.
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