“Giuditta, trottolino di neanche due anni, cerca la spugna per cancellare i graffiti tracciati sul muro. La trova e comincia a cancellare. Poi si rende conto, forse, che la spugna secca è leggera e la usa come palla da scagliare dappertutto. Infine, la usa come proiettile nei confronti di ‘bebele’, una torre di cubi di plastica che il padre chiama Babele. È la straordinaria capacità infantile di demolire in un attimo ogni fissità funzionale degli oggetti e delle situazioni. Tutto è preso, cambiato, lasciato in una rapida corsa. E ogni giocattolo dotato di anima – se ce ne sono ancora nel corteo luccicante dei prodotti industriali – è destinato a vivere periodicamente la disperazione dell’abbandono.” Per decenni Elvio Fachinelli ha affidato ai suoi quaderni le considerazioni più varie, dagli appunti sui libri che leggeva alle stenografie delle sedute di analisi. Oggi quei quaderni sono stati ritrovati e gettano una nuova luce su un grande protagonista e un acuto osservatore della cultura italiana. Attraverso il suo “occhio storto”, si anima un panorama vastissimo, che spazia dalle arti alla politica, dalla letteratura ai classici della psicanalisi. Esercizi in gran parte inediti, come di un trapezista senza rete, resi unici dallo stile limpido di scrittura, che gli venne riconosciuto da due intellettuali agli antipodi come Fortini e Calasso. Si va dall’analisi dei testi alla psicanalisi inserita in un contesto sociologico più ampio, dal saggio classico all’intervento polemico fino alle note di costume. Il tutto, come al solito attraversato da intelligenza ironica, si distribuisce nell’arco di un ventennio cruciale, dagli anni settanta alla fine del secolo breve, e registra con straordinaria lucidità le trasformazioni delle idee e del ceto intellettuale. “Giuditta, trottolino di neanche due anni, cerca la spugna per cancellare i graffiti tracciati sul muro. La trova e comincia a cancellare. Poi si rende conto, forse, che la spugna secca è leggera e la usa come palla da scagliare dappertutto. Infine, la usa come proiettile nei confronti di ‘bebele’, una torre di cubi di plastica che il padre chiama Babele. È la straordinaria capacità infantile di demolire in un attimo ogni fissità funzionale degli oggetti e delle situazioni. Tutto è preso, cambiato, lasciato in una rapida corsa. E ogni giocattolo dotato di anima – se ce ne sono ancora nel corteo luccicante dei prodotti industriali – è destinato a vivere periodicamente la disperazione dell’abbandono.” Per decenni Elvio Fachinelli ha affidato ai suoi quaderni le considerazioni più varie, dagli appunti sui libri che leggeva alle stenografie delle sedute di analisi. Oggi quei quaderni sono stati ritrovati e gettano una nuova luce su un grande protagonista e un acuto osservatore della cultura italiana. Attraverso il suo “occhio storto” si anima un panorama vastissimo, che spazia dalle arti alla politica, dalla letteratura ai classici della psicanalisi. Una raccolta di esercizi, come di un trapezista senza rete: interventi in gran parte inediti e resi unici dallo stile limpido di scrittura, che gli venne riconosciuto da due intellettuali agli antipodi come Franco Fortini e Roberto Calasso. Si va dall’analisi dei testi alla visione della psicanalisi inserita in un contesto sociologico più ampio, dal saggio classico all’intervento polemico fino alle note minime di costume. Il tutto, come al solito attraversato da intelligenza ironica, si distribuisce lungo un periodo cruciale della nostra storia, dall’inizio degli anni settanta alla fine del secolo breve, e registra con straordinaria lucidità le trasformazioni delle idee e del ceto intellettuale. Nell’Italia sospesa fra gli anni di piombo e la fine della storia, un viaggio nei nuovi fenomeni di costume e nei linguaggi
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