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Singolare la parabola intellettuale di Élie Halévy. Dopo i giovanili studi di filosofia, aveva svolto la tesi di dottorato sul radicalismo filosofico inglese. Da qui traggono origine gli interessi di ricerca che domineranno la sua attività di studioso: la storia inglese del XIX secolo e il socialismo europeo. Temi ai quali si dedicò anche nell'insegnamento, alternando, all'École Libre de Science Politique, corsi sull'uno e l'altro argomento. A tale riuscito equilibrio didattico corrisponde però una dissimmetria editoriale. La storia del popolo inglese venne strutturandosi come un'opera di vasto respiro, e Halévy riuscì a ultimare quattro dei cinque volumi previsti, mentre il lavoro sul socialismo rimase allo stato di abbozzo. Nel novembre del 1936 Halévy tenne una conferenza in cui, richiamandosi alla classificazione delle forme di governo del pensiero politico classico, definiva come tirannie i nuovi regimi sorti nell'Europa a partire dalla prima guerra mondiale (comunismo, fascismo, nazismo). Il loro sviluppo e la loro progressiva espansione, che ne faceva i regimi tipici dell'epoca, andavano ricollegati all'eredità negativa della prima guerra mondiale, che aveva segnato il trionfo della violenza come regola del conflitto politico, la prassi dell'economia diretta dall'alto e l'esasperazione del nazionalismo. Una chiave d'interpretazione del socialismo era forse finalmente trovata e questo breve intervento costituiva il primo abbozzo di un lavoro più ampio. Purtroppo, però, Halévy scompariva nel corso del 1937. L'anno successivo gli amici raccolsero in volume i saggi e gli interventi che egli aveva dedicato al socialismo, all'economia diretta e alle origini della prima guerra mondiale. Il libro, per quanto frammentario nella forma, fissa in maniera convincente il quadro di un'epoca e quasi annuncia la guerra imminente. Ma, nonostante la durezza della diagnosi di fondo, esso è un invito a cercare le radici del presente nel passato, a non abbandonarsi al pessimismo e a credere nella ragione storica. Non si può che essere lieti del fatto che questa importante raccolta veda finalmente la luce anche in italiano e con una presentazione editoriale più che soddisfacente. Il lungo saggio introduttivo di Gaetano Quagliariello, infatti, dà al lettore una chiara ed esauriente ricostruzione della personalità dello storico francese. Questa edizione di Halévy giunge quanto mai opportuna non solo perché i suoi scritti non erano ancora mai stati tradotti in Italia, ma anche a motivo dei non casuali rapporti che egli intrattenne con la cultura del nostro paese. Dalla conoscenza con Cro-
recensioni di Griffo, M. L'Indice del 1999, n. 05
ce all'amicizia con fuoriusciti come Rossel-li e Salvemini, all'influenza esercitata su più giovani antifascisti voltisi in segui-
to agli studi storici, come Franco Venturi e Aldo Garosci, si disegna un tessuto di relazioni che presenta motivi di interesse non inferiori a quelli suscitati dalla sua opera di storico.
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