Entra di buon mattino nei porti è l'accattivante invito che Giuseppe Zanetto rivolge ai suoi lettori dalla copertina del suo ultimo libro. Il titolo è ispirato alla splendida poesia Itaca di Konstantinos Kavafis: l'arrivo "in un porto mai veduto prima, in un mattino d'estate, è una gioia che auguro, di vero cuore, a tutti i miei lettori", scrive Zanetto nella sua introduzione, ed è questo tono affabile a dominare, dotto ma insieme sempre amichevole e mai paludato, fino all'ultima pagina. Si può scrivere con garbo di cose complesse, rendendo comprensibile e vicino ciò che è lontanissimo da noi nel tempo e ormai sempre più anche nella cultura? Sì, si può; e questo libro sta a dimostrarlo. In esso ci viene proposto un viaggio a più dimensioni nel mondo greco antico: un viaggio materiale, fatto di concrete descrizioni di luoghi, di ambienti naturali, di paesaggi, di sensazioni che chiunque sia stato almeno una volta in Grecia non faticherà a ricordare, riconoscendovisi senza fatica; ma anche un viaggio pensoso e riflessivo in quella cultura, lontana da noi eppure così vicina, che ha plasmato il modo di pensare dell'Occidente e che pure rischia di diventare ogni giorno di più appannaggio di pochi raffinati cultori. Un viaggio tra geografia, storia, archeologia e mitologia, che ci immerge nelle pieghe della religione classica, tra le pagine degli scrittori più grandi dell'antichità, sulle spiagge, tra gli alberi o nei villaggi della Grecia di oggi, così simile, ancora, a quella che ci immaginiamo fosse la terra mitica cantata da Omero e Pindaro, da Erodoto e Sofocle, da Plutarco e Saffo. L'autore, che insegna letteratura greca all'Università di Milano e ha curato e tradotto molte edizioni di testi classici, riesce nel suo intento grazie alla sua conoscenza delle fonti, naturalmente, ma anche alla sua passione non accademica per il mondo greco. Quello antico, ma anche quello di oggi, fatto di isole indimenticabili, di sole e di mare, di paesaggi naturali e di monumenti diroccati ma ancora eloquenti. Così, pagina dopo pagina, ci invita a guardare a quei ruderi, e agli scenari naturali che li circondano, con l'entusiasmo del viaggiatore ma anche attraverso il filtro della poesia antica, creando una suggestiva trama fatta di continui andirivieni dal passato al presente, e viceversa, che forse in nessun posto al mondo come in Grecia dialogano continuamente tra loro e trascolorano l'uno nell'altro. Il passato, poi, assume una profondità impensata, perché alle sue spalle c'è ancora un'altra dimensione, quella del mito: "Il passato della storia e l'iperpassato del mito: ecco le due quinte temporali che continuamente si aprono" agli occhi di chi in Grecia viaggi non distrattamente. Il tuffo in questa dimensione remota, che in Grecia si ha costantemente presente sotto gli occhi, può dare la vertigine; e anche, talvolta, un po' di malinconia. "Malinconia per una grandezza prigioniera di un passato lontano, finito per sempre"; ma anche "malinconia più profonda, essenziale", che "nasce dallo scarto tra un vitalismo convulso e appassionato, qual è quello che traluce dai paesaggi, dalle rovine, dai testi sopravvissuti, e la percezione di una nostra umana inadeguatezza". A meno di riscuotersi, su modello di quell'intramontabile Odisseo che "affronta e doma l'ignoto, si strappa dall'inerzia del sogno per immergersi nell'azione, sostituisce l'ordine al disordine". Il mondo greco classico che ci viene restituito dalle pagine di Zanetto non è dunque quello di un sogno svanito, del quale lamentare la perdita, ma quello che appare ancora vitale e capace di interagire con il presente. Che questa interazione sia possibile, anzi addirittura inevitabile per chi metta piede in Grecia, è confermato fin dall'indice del libro: ciascuno degli otto capitoli si aggancia con precisione a un'area geografica (Cercando Pilo: la Messenia e la Laconia; Delfi: dalla Beozia alla Focide; Come stelle nel mare: Delo e le Cicladi; Il reame di Odisseo: Itaca e la Tesprozia; La terra dei re: la Macedonia; Corse di cavalli nella piana dell'Alfeo: Olimpia; Il reame di Agamennone: l'Argolide; Atene: una passeggiata intorno all'Acropoli). La Grecia, la sua cultura, il suo passato, i suoi miti, ma anche il suo presente, sono spiegati partendo dai luoghi. Non è una novità, a dire il vero: l'aveva fatto per primo Pausania, nel II secolo dopo Cristo, scrivendo la prima guida turistica che ci sia rimasta, la sua Periegesi della Grecia, nella quale descrizioni di attrazioni monumentali, fatti storici e remoti eventi mitici concorrevano a conferire un'anima ai luoghi. Da allora in tanti hanno fatto proprio quell'approccio: per citare solo qualche titolo tra i più accessibili in una bibliografia davvero sterminata, si può partire da Paolo Scarpi, Storia e mitologia del viaggio (Marsilio, 1992) o da Donatella Puliga e Silvia Panichi, In Grecia. Racconti dal mito, dall'arte e dalla memoria, con introduzione di Maurizio Bettini (Einaudi, 2001); proseguire con Pierre Lévêque, Dans les pas des dieux grecs (Tallandier, 2003) e con Hervé Duchêne, Le voyage en Grèce. Anthologie du Moyen -ge à l'époque contemporaine (Robert Laffont, 2003); per concludere con Robin Lane Fox, Eroi viaggiatori. I Greci e i loro miti nell'età epica di Omero (2008; Einaudi, 2010). Tutti questi libri, e i moltissimi altri che si potrebbero citare, cercano di ricostruire lo spirito dei luoghi partendo dai testi letterari, dai documenti archeologici, epigrafici, storici; e sembrano suggerire che l'approccio geografico al passato è tra i più fecondi di spunti. E anche di sorprese. Come conferma il libro di Zanetto. E come, molti decenni fa, ad Atene, constatò con una certa meraviglia Sigmund Freud, che in una lettera a Romain Rolland datata gennaio 1936 scriveva: "Quando mi ritrovai sull'Acropoli e il mio sguardo abbracciò il paesaggio, mi venne all'improvviso un pensiero singolare: così, dunque, tutto questo esiste davvero, come ci avevano insegnato a scuola!". Anna Ferrari
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