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Ciò che può salvarci è la consapevolezza di un problema e immettersi nella prospettiva di una risoluzione mediante il dialogo, il confronto o anche, grazie all’amore, accettare punti di vista differenti, accogliere una sconfitta con maggiore serenità rispetto ad una vittoria, l’esistenza di strade differenti, delle quali il narcisista sembra quasi non accorgersi, e cominciare a muovere verso altra direzione i “primi passi”. Solo così si potrà giungere alla felicità, la quale appare un anelito irraggiungibile ma desiderabile, simile alla “sehnsucht” fichtiana. Tuttavia essa non potrà mai trovare risposte in una fredda spiegazione scientifica, dunque la complessità dei sentimenti umani va al di là dei limiti matematici, è qualcosa che ci permea e ci caratterizza: le emozioni devono essere controllate ma non represse perché proprio esse determinano il nostro essere e le nostre capacità, opponendosi ad una società massificata. Recensione di Rossana Conte, studentessa del liceo classico "De Ruggieri" Massafra.
Nel racconto, “ Primo passo” del libro “L’enigma in scena” di Antonietta Benagiano si cerca di aprire inutilmente uno spiraglio fra le barriere che innalziamo, ma molte volte, per celare le perplessità, tendiamo ad assumere esteriormente un comportamento narcisista, non accettando alcun aiuto; ci si compiace del proprio successo e contemporaneamente ci si deprime al cessare di esso. Si rafforza, in questo modo, un convincimento a condannare il prossimo, “come se odiarlo sia la via giusta per salvarsi dai nemici”, vivendo in una realtà distorta senza alcun confine, simile ad un pendolo oscillante fra il fascino del baratro e la richiesta d’aiuto per raggiungere la salvezza. A tal proposito, riecheggia l’affermazione di Milan Kundera nell’opera “L’insostenibile leggerezza dell’essere”: “Chi tende continuamente verso l’alto deve aspettarsi, prima o poi, d’esser colto dalla vertigine. Che cos’è la vertigine? Paura di cadere? La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira e ci alletta, è il desiderio di cadere dal quale ci difendiamo con paura”. Difatti è lecito avere delle ambizioni, degli obiettivi da portare a termine, ma non è possibile valicare i limiti della conoscenza e delle nostre possibilità, poiché ciò sfocerebbe in un “folle volo” come quello descritto da Dante ne “La Divina Commedia” (XXVI canto dell’Inferno), compiuto da Ulisse. Recensione di Rossana Conte, studentessa del liceo classico "De Ruggieri" Massafra.
Viene delineata la complicata storia d’amore fra i due giovani Nikolaj e Sara come un “odi et amo” catulliano in cui diversi sentimenti, anche opposti fra loro, si intrecciano e trovano coesione; un rapporto, il loro, caratterizzato da sincerità e a volte da pensieri oscuri, un amore che ci fa “sentire in paradiso e contemporaneamente ci estromette da esso” poiché amare significa anche non rinunciare alla propria singolarità, alla libertà. Per questo motivo siamo attratti dall’oscurità dell’altro tanto da chiederci: “ Chi sei tu che m’incanti e mi geli, chi sei davvero tu?” . L’amore irreprimibile verso l’ignoto, paragonabile all’amore misterioso, raccontato da Tarchetti nel racconto “Fosca”, nutrito da Giorgio nei confronti di Fosca, un sentimento buio e tenebroso che tuttavia alletta il protagonista verso la conoscenza dell’enigmaticità della donna. Tale alone di mistero permette il perdurare del loro amore al di là di un piacere fuggevole. Inutili, dunque, risulteranno i tentativi di chi ci affianca di conoscerci completamente, dal momento che l’uomo si imbatterebbe nel labirinto della mente. Recensione di Rossana Conte, studentessa del liceo classico "De Ruggieri" Massafra.
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