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Devo ammettere che risulta assai difficile, o addirittura quasi impossibile, scrivere la recensione di un saggio letterario capace di affrontare la figura di uno scrittore come Emile Zola, fondatore del Naturalismo, corrente letteraria che si ispira, come metodologia, a Claude Bernard, grande medico francese, autore dell’Introduzione alla medicina sperimentale. Precursori di questa concezione, antitetica del romanticismo e che si basa sul fatto che la psicologia dell’uomo debba essere considerata alla stessa stregua di ogni fenomeno naturale e quindi con la stessa evoluzione di causa ed effetto, furono senza dubbio Balzac e Flaubert, ma Zola fu colui che la sviluppò ai massimi livelli. Del resto nel Saggio su Il romanzo sperimentale che comprende tutti gli scritti teorici pubblicati da Zola nel 1880, lui stesso definisce il romanzo una conseguenza dell’evoluzione scientifica del secolo; esso è, in una parola, la letteratura della nostra età scientifica, come la letteratura classica e romantica corrispondeva a un’età scolastica e di teologia. Da qui l’osservazione diretta di esseri umani, dei loro comportamenti, delle loro reazioni, dei loro ambienti, indispensabile per scrivere un romanzo. E infatti le descrizioni sono improntate al più rigoroso realismo, il che se incontrò notevoli favori, però diede luogo anche a reazioni piuttosto accese negli ambienti più conservatori dell’epoca. Il grosso della sua produzione va ascritto al Ciclo de I Rougon-Macquart, una serie di opere (una ventina) in cui l’intima connessione tra i protagonisti del gruppo familiare e sociale ivi descritto rende la loro storia esemplare, anzi la vera storia narrata del Secondo Impero Bonapartista. Quindi sono dell’idea che questo saggio possa costituire uno strumento indispensabile per lo studioso dell’autore francese e anche una fonte di conoscenza per chi voglia comprendere un periodo storico e una corrente letteraria di rilievo quale fu il Naturalismo.
Ecco il libro che avrei voluto leggere tanto tempo fa, quando, alla scoperta dei romanzi di Emile Zola, cercavo di saper qualcosa in più dell'autore e della sua enorme produzione letteraria. Ai tempi del Liceo, i testi di scuola contenevano appena un accenno su Zola e questo, in anni di forte contestazione, mi rendeva l'autore ancora più affascinante. Ho iniziato per caso a leggere Dietro la facciata e non riuscivo a credere che fosse stato un autore dell'ottocento a scrivere quel romanzo: la piccola borghesia, con i suoi vizi e manie, osservata nella paurosa e meschina quotidianeità. Ho cercato, da quel momento, di leggere quanti più testi trovavo in circolazione, il secondo è stato Teresa Raquin, poi Nanà e tanti altri e dopo anni li ho riassaporati tutti con maggiore consapevolezza. Ben venga un saggio come quello di Giuseppe Panella: sarà utile e apprezzato da studiosi della letteratura e anche da chi, come semplice lettore, ama Zola, incredibile autore, capace di coniugare il metodo scientifico della sua epoca alla narrativa. Nei suoi romanzi, tutto viene descritto minuziosamente con l'atteggiamento dello studioso di fronte all'oggetto di osservazione: ambienti, contesti, la parabola di una famiglia e dei suoi componenti. Il mondo del proletariato che cerca il riscatto, l'alcolismo, feroce risposta all'abbrutimento causato dalle condizione di vita miserrime, tragedie personali e familiari causate da vili tradimenti e da vizi e annidati come cancri nefasti nell'animo umano. É un'intera società, quella francese che si proietta verso la fine dell'ottocento, a essere sviscerata in tutte le sue componenti: Zola applica con entusiasmo e fervore quanto le scienze naturali avevano consegnato alla nascente sociologia, il metodo dell'osservazione e della spiegazione.
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