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1974. Ennesimo capolavoro di Fassbinder che adatta per il cinema un romanzo di Theodore Fontane, uno dei maggiori successi letterari tedeschi, interpretato dalla bravissima Hanna Schygulla, sua attrice prediletta. Fassbinder sceglie un approccio lontano dal suo stile raffreddando il melodramma, e mettendo da parte l’azione, rivolge la propria attenzione sulle descrizioni psicologiche e sull’ambiente sociale delle Germania di fine XIX secolo. Sceglie il bianco e nero, poiché ritiene che siano i colori più belli per il cinema potendo, in questo modo, concentrarsi sulla purezza della luce e dei toni, rendendo più vero e immediato il rapporto con il mezzo cinematografico. Il vero tema è la sottomissione al sistema dominante, dove anche i sentimenti vengono soffocati dal potere e/o imbrigliati in convenzioni rigidissime. L’idea di Fassbinder è quella di "filmare" il romanzo, creando un film leggibile dagli spettatori senza molti colpi di scena, ma puntando sull’immediatezza. Per fare ciò si avvale dell’utilizzo delle didascalie e della sua voce fuori campo. Il regista riesce a rendere vividamente l’attrito tra l’inquietudine della protagonista, e l’ipocrisia della morale borghese dell’epoca, senza indugiare in facili giudizi, anzi mantenendo un certo distacco. Effi resterà imbrigliata tra quello che impongono le convenzioni e le sue pulsioni inespresse, condannandosi così all’infelicità. La bravura di Fassbinder nel descrivere il mondo femminile, qui si concentra soprattutto sul rapporto madre – figlia. Spesso condividono la stessa scena, e le loro azioni e pensieri vengono rappresentati come dei doppi. Ultima considerazione: le scene tra i due amanti sono sempre girate all’esterno, proprio per sottolineare la rottura con le mura domestiche del menage familiare
In questo film Fassbinder supera se stesso, realizzando un’opera di rara bellezza, in cui tutti gli elementi (scene, costumi, interpretazioni, fotografia) si armonizzano in modo compiuto, contribuendo alla costruzione di un lavoro intenso, affascinante e poetico. Il regista tedesco ci restituisce così le stesse atmosfere che troviamo nelle pagine dell’omonimo romanzo di Theodor Fontane da cui è tratto, realizzando quello che è giustamente considerato uno dei suoi capolavori. Esempio altissimo di cinema ed insieme manifesto del cinema fassbinderiano, questo “Effi Briest” è un’opera dal sapore antico realizzata con una modernità che sorprende. Imprescindibile la visione per chi ha amato il romanzo dell’autore tedesco.
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