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Anno edizione: 2006
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Anno edizione: 2006
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Portato in vacanza per passare le ore del viaggio in aereo, scegliendo Pennac pensavo di andare sul sicuro, con la sua scrittura leggera, originale e divertente, e mai avrei pensato di trovarmi di fronte a una storia del genere. Non mi ha fatto impazzire ma non la definirei brutta o noiosa, piuttosto, insolita e sorprendente. L'idea del dittatore che addestra il sosia per fuggire dalla sua gabbia - e della conseguente catena di sosia - è favolosa e nel finale si capisce anche la profonda morale. La storia del parrucchiere sosia del dittatore, sosia di Chaplin e sosia di Valentino, che è il fulcro concreto del libro, l'ho trovata simpatica ma non mi ha entusiasmato quanto la sua morte, e l'invenzione finale di Sonia. La parte dedicata a lei l'ho letteralmente bevuta. Diciamo che inizialmente sembra un po' noioso, ma migliora man mano che si legge
Recensioni
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La recensione di Ibs
«"Come nascono i suoi personaggi?". Così. Dall'imprevedibile e necessaria combinazione tra le esigenze di un tema, le necessità del racconto, i sedimenti della vita, le casualità della fantasticheria, gli arcani di una memoria capricciosa, gli avvenimenti, le letture, le immagini, le persone...
Poco importa, del resto, la nascita dei personaggi, quello che conta è la loro vocazione all'esistenza immediata. Agli occhi del lettore, i personaggi non "nascono", esistono sin dalla loro apparizione nel testo.»
Ecco la storia, ecco la biografia, l'invenzione, il testo critico, il metaromanzo. Ecco il più letterario dei temi (quello del sosia) che diventa gioco di specchi, diventa film, simbolo e funambolesco divertimento.
Ecco un paese immaginario, che ha il nome di un luogo vero, travestimento fantastico e realistica analisi del potere, e che corrisponde in assoluto all'idea di "interno": interno di un territorio infinito, nocciolo dell'anima, cuore dello straniamento dal mondo dei consumi e della rapidità, ma in cui alcuni "germi" preannunciano il grande fuori, il mondo esterno.
È in questo luogo che si apre "la storia", almeno quella da cui, in un prodigioso fuoco d'artificio di idee e di parole, nascono le 300 pagine del romanzo. Subito Pennac avverte il lettore che si trova di fronte a "un'opera di fantasia" o meglio lo fa partecipe del "processo creativo" e questo gioco si ripeterà lungo il libro più volte, senza nessuna sfumatura didascalica, ma con una sorta di complicità, occhieggiando a un lettore con cui sa di avere familiarità, un vecchio amico a cui si può raccontare liberamente come si procede nel proprio lavoro.
In questo paese dell'interno del Brasile e precisamente nella sua capitale, Teresina, ha origine la vicenda di un dittatore agorafobico, Manuel Pereira da Ponte Martins, o più semplicemente Pereira. Uccisore del sanguinario dittatore che lo aveva preceduto ha, da una vecchia maga consultata da tutti i notabili del luogo (abitudine che non sembra proprio caduta in disuso neppure oggi), una profezia: verrà ucciso da una folla inferocita. Questo spaventoso presagio è quello che gli creerà una forma di agorafobia così condizionante da costringerlo a trovarsi un sosia che governi al suo posto e ad andarsene in Europa a godersi bellamente la vita. Il sosia, a sua volta, stanco di quel ruolo, troverà un altro sosia che si farà poi sostituire da due altri individui, dei gemelli, uno buono e uno malvagio, che chiuderanno questo strano percorso del potere. Tutto ciò non viene però descritto in modo lineare e continuativo, ma intrecciato con momenti autobiografici, con il racconto del soggiorno in Brasile di Pennac, con la descrizione dei suoi amici (dei suoi sosia?), con riflessioni sulla scrittura e sulla creazione letteraria. Una delle parti più affascinanti del romanzo mi sembra essere tutta la storia del primo sosia di Pereira che si arricchisce di mille altri spunti, di riferimenti e citazioni, in cui si attraversa in poche pagine la storia dell'immaginario contemporaneo con il significato che il cinema e alcune sue figure di riferimento, rese vive e trasformate in creature romanzesche, vengono ad assumere: Chaplin e Valentino, Hollywood e i suoi perversi e affascinanti meccanismi...
Ed ecco infine la più geniale delle trovate letterarie: l'autore si sofferma su di un personaggio secondario e decide di farlo diventare "vero" e di farlo interagire con la sua vita, tanto che il lettore a un certo punto dimentica il punto di partenza e crede nella realtà di quella figura unicamente letteraria.
Così descritto il libro potrebbe apparire intellettualistico o caotico: tutt'altro. Divertente in ogni pagina e coerente con l'assunto di partenza, un Pennac davvero capace di non deludere chi ha sofferto per non avere a disposizione un'altra storia della tribù Malaussène e che anzi apre forse una sua nuova fase narrativa più complessa e ricca della precedente.
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