(Périguex 1846 - Bourg-la-Reine, Parigi, 1917) scrittore francese. Nacque poverissimo e tale rimase tutta la vita per un’impossibilità organica ad adattarsi ai suoi tempi. Avviatosi alla pittura senza grandi attitudini, emigrò a Parigi, dove Barbey d’Aurevilly lo indirizzò al giornalismo e alla letteratura, per cui era eccezionalmente dotato. In continua, virulenta polemica col suo secolo, con la democrazia, il progresso e quante altre «sciagure» la rivoluzione francese e la scienza potevano aver generato, si spinse così in là, anche e soprattutto negli attacchi a personalità contemporanee, da perdere una dopo l’altra tutte le collaborazioni a giornali e riviste. Finì per dover accettare un piccolo impiego alle Ferrovie del Nord. La sua totale adesione al cattolicesimo gli fece vivere drammaticamente la passione che lo legò ad Anne-Marie Roulé. Raggiunti i quarant’anni, B. divenne romanziere, ma non ebbe mai un vero successo di critica. Quel che nessuno gli nega è una torrenziale potenza di scrittore: sia nei romanzi, come Il disperato (Le désespéré, 1886) e La donna povera (La femme pauvre, 1897), sia nei libri di battaglia come Io mi accuso (Je m’accuse, 1900), Esegesi dei luoghi comuni (Exégèse des lieux-communs, 1902, apprezzato tra gli altri da W. Benjamin), Le ultime colonne della chiesa (Les dernières colonnes de l’église, 1903), Il sangue del povero (Le sang du pauvre, 1909) e gli 8 volumi del Diario (Journal, 1898-1920).