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La doppia vita di Cherubin Hammer - Peter Bichsel - copertina
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La doppia vita di Cherubin Hammer - Peter Bichsel - copertina

Descrizione


Un gigante folle e astuto, autore di incredibili raggiri: è anche questo Cherubin Hammer. Quando fa il suo ingresso all'osteria, i clienti scambiano occhiate allusive: Cherubin sta per raccontare una delle sue. Con aria ammiccante e ispirata celebra l'ultima impresa della Fabbri-Lampo spa, azienda fantasma che realizza restauri edili inutili e strampalati, o tenta di arruolare un paio di ubriaconi per la Hammer & Hammer, pronta a esportare in tutta Europa una singolare polvere giallastra. Tutti ridacchiano alle sue spalle, tutti sono spettatori entusiasti, amici orgogliosi. Eppure Cherubin non è solo un'invenzione comica. E' un donchisciotte ingenuo ed esibizionista, un emarginato capace di inventarsi un regno e uno stile.
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Dettagli

2001
30 novembre 2001
120 p.
9788871683195

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pedrocostner
Recensioni: 1/5

Melenso. Inutile. Deprimente. Statene fuori. E' evidentemente possibile scrivere un libro del genere. Però non si capisce perchè debba essere pubblicato. Forse l'autore ha dato migliori prove di sè, ma non penso di dovergli un'altra chance.

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Voce della critica

Bichsel è una persona dotata non solo di grande intelligenza e sensibilità, ma anche di una memoria impeccabile; doti che certamente lo infastidiscono quando è costretto a osservare i cambiamenti e la decadenza della società in cui vive. Dell'uomo privato si sa che passa le sue sere in "piola" con gli amici a discutere e a giocare a carte, mentre il Bichsel scrittore non fa finta che tutto vada per il meglio come gran parte dei compatrioti svizzeri. Lui osserva i suoi concittadini con sguardo attento e un pizzico di ironia attraverso i suoi occhialini rotondi.

È un grande osservatore, Bichsel: nulla gli sfugge del comportamento incoerente delle persone, dello scollamento in atto tra l'individuo e la società. Osserva e descrive, lui, ricordando i sogni e le speranze del dopoguerra: il sogno di una democrazia perfetta e la speranza di una vita che coniuga benessere, cultura e giustizia. Come sia andata a finire lo sappiamo tutti. E così Bichsel torna a casa dalla piola, ma invece di guardare la televisione si mette a scrivere, anzi, a descrivere il decadimento dei valori e la disillusione degli individui che perdono sogni e speranze, scopo e utilità. Per farlo, utilizza uno stile scarno e assolutamente unico, semplificato fino all'osso. Per certi versi minimalista fino all'ossessione. In questo sta la sua grandezza, d'altra parte il suo è uno stile che stenta a sostenere un intero romanzo. Non per nulla gran parte della sua produzione letteraria consiste in racconti di poche pagine, pubblicati in forma di raccolta. È uno scrittore che a prima lettura può apparire persino troppo semplice, quasi infantile. Bichsel è svizzero come Dürrenmatt e Frisch, ma mentre loro scrivevano con un occhio al mercato tedesco, lui frequenta la solita piola e scrive soprattutto per gli svizzeri, inserendo spesso espressioni locali - roba da far rizzare i cappelli in testa ai teutonici redattori della Suhrkamp. Insomma, se Bichsel fosse un pittore non sarebbe Degas, bensì Klee, ed esporrebbe le sue tele nell'ufficio postale di Bellach, provincia di Solothurn. Talvolta può risultare enigmatico, incurante di agganci e chiavi di lettura, ma forse rispecchia in questo la filosofia della Svizzera, roccaforte alpina, centro dell'Europa - ma restia alla globalizzazione. Gli elvetici di Bichsel non cambiano. Stanno in alto nelle loro montagne e ci osservano mentre ci affanniamo a correre e a cambiare. Loro scuotono la testa, s'infilano le mani in tasca e tornano in valle, passando dalla piola per raccontare agli amici quello che facciamo noi. Sono persone di poche parole, gli svizzeri, ma Bichsel ci racconta cosa si può dire anche tacendo. Il suo linguaggio è senza tempo, ineluttabile come le rocce alpine.

L'autore aveva raggiunto un perfetto equilibrio nella raccolta di racconti Storie per bambini (marcos y marcos, 1990), tra le più belle e profonde pagine della letteratura svizzera del Novecento. Sono testi che bilanciano comicità e tragedia, tristezza e allegria. Sempre sulla stessa falsariga stilistica erano state pubblicate in Italia altre raccolte: In fondo alla signora Blum piacerebbe conoscere il lattaio (marcos y marcos, 1987), Al mondo ci sono più zie che lettori (marcos y marcos, 1990) e Questo mondo di plastica (marcos y marcos, 1999)

Ora, con La doppia vita di Cherubin Hammer, Bichsel ritorna con un romanzo di centoventi pagine. Si tratta di un'opera che sfugge a qualsiasi logica strutturale e che si presta alle più disparate interpretazioni. Tanto per cominciare, il libro parla di due personaggi con lo stesso nome e cognome. Uno vive nel testo del libro: un uomo alla disperata ricerca di qualcosa che possa dare un senso alla sua vita, procurargli una biografia da persona importante. La scrive lui, la sua autobiografia, ma invece di trovare stralci di pensieri, paure, speranze, troviamo soltanto una prima frase: "La vita dura troppo", e poi più niente. Quaderni ordinati e accumulati anno dopo anno, ma vuoti. E scopriamo che ogni giorno l'uomo porta una pietra nella montagna, 365 pietre all'anno, creando un cumulo di cui ci sfugge il significato così come a lui sfugge il senso della vita. Ha studiato latino e greco, s'incontra con l'intellighenzia del paese a discutere d'arte, ma non riesce a scrivere, a dare un significato alla sua esistenza. Persino sua moglie non sa nulla di lui tranne che lavora in un archivio.

L'altro, invece, vive soltanto sotto forma di note a piè di pagina. Non entrerà mai nel libro vero e proprio. Si tratta di un personaggio rumoroso, fannullone, grossolano. Uno che inganna il prossimo, che ruba i soldi e poi li spende la sera, pagando da bere a tutti. Uno che è convinto di essere il migliore, il più intelligente, uno che vende tre prosciutti al macellaio del paese che ha rubato pochi minuti prima allo stesso macellaio, uno che mangia, ride, canta a squarciagola in chiesa, un personaggio che sembra uscito da un racconto di Gottfried Keller.

Ammetto che bisogna conoscere a fondo le Storie per bambini di Bichsel per trovare il bandolo di questo romanzo a dir poco enigmatico. L'autore non ci prende mai per mano, non ci guida, diciamolo, non ne ha la minima voglia. Bisogna impegnarsi (e tanto!) per scoprire la bellezza del disegno nascosto sotto queste pagine. Certamente la traduzione non aiuta il lettore. Persino il titolo non è fedele - "Cherubin Hammer und Cherubin Hammer" significa "Cherubin Martello e Cherubin Martello". E poi, quanti ammanchi, quante frasi stravolte e rovesciate, spesso tagliate del tutto, quante approssimazioni, quanti errori grossolani! Solo un esempio: nell'originale "Hammer porse un foglio di carta all'aiutante", in italiano è diventato: "Gli porse anche una torcia". Errori così ce ne sono a decine. Talvolta toccano anche il senso stesso del testo, e questo è ancora peggio. Vista l'estrema difficoltà di tradurre uno scrittore come Bichsel, questo libro avrebbe richiesto una serietà ben maggiore. Non ci resta che sperare in una revisione prima della ristampa: perché l'autore lo merita.

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Conosci l'autore

Peter Bichsel

1935, Lucerna

Scrittore svizzero.Figlio di un artigiano, cresce fra Lucerna e Olten. Frequenta l'istituto magistrale a Soletta. Nel 1956 sposa l’attrice Therese Spörri, con la quale avrà due figli. A lungo lavora come maestro di scuola elementare. Inizialmente scrive soprattutto poesie, che vengono pubblicate in riviste e giornali.Nel 1960 esce la sua prima opera in prosa.Nei primi anni Sessanta frequenta a Berlino un corso di scrittura tenuto dallo scrittore e critico letterario Walter Höllerer.Nel volume Prosaschreiben, Bichsel darà ampia testimonianza di quest'esperienza, dalla quale scaturisce anche la scrittura del romanzo Das Gästehaus, composto a più mani dai partecipanti del corso (fra i quali figurano anche Hubert Fichte e Klaus Stiller).Bichsel è...

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